Empire of light di Sam Mendes – USA – 2023 –

18 Marzo 2023 | Di Ignazio Senatore
Empire of light di Sam Mendes – USA – 2023 –
Recensioni Film di Ignazio Senatore
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Mi sono sempre chiesto, nel corso della visione di un film, che valore dare a quelle storie che mi portano altrove. Da un lato, sono affascinato dalle suggestioni che mi rimandano ad altre pellicole ma, dall’altro, mi interrogo sul perché, come direbbe Roland Barthes, non riesco ad “incollare il mio naso, fino a schiacciarlo allo specchio dello schermo”. Questa confusa sensazione mi è rimasta appiccicata addosso per tutta la visione di Empire of light, diretto dell’acclamato Sam Mendes. Il film, infatti, seppur, pregevole, ha momenti di stanca e la vicenda, seppure intima e avvolgente, manca di quel respiro che fa pulsare il cuore. Il regista britannico, abbandonati i lidi americani, che hanno fatto da cornice ai suoi capolavori (American beauty, Revolutionary road…) ritorna in Patria e, più precisamente a Margate, cittadina costiera del Kent, per narrare una storia che omaggia la magia del cinema (la vicenda é ambientata nel 1981 all’interno del monumentale cinema Empire) ed é anche (soprattutto?) un atto di accusa contro la barbarie del razzismo. Protagonista é Hilary (Olivia Colman), una segretaria di mezz’età sola, spenta e depressa, con dei precedenti psichiatrici alle spalle, (in cura con litio), che non si nega alle svogliate richieste sessuali di Mr Hellis (Colin Firth), il suo principale, proprietario del cinema. L’arrivo di Stephen (Micheal Ward), giovane commesso nero, di origini latino-americane, le ridona calore ed entusiasmo e le permette di vivere una inaspettata storia d’amore. Ma dei giovani bianchi decidono  un giorno di dare la caccia ai neri della cittadina e…

Indeciso se confezionare un film di denuncia contro l’arretratezza e la stupidità di chi distingue ancora le persone dal colore della pelle o di dispiegare il più classico dei melò, Mendes si posiziona nel mezzo, scontentando chi avrebbe voluto un film più “politico” e graffiante e chi sognava di rigare le guance per la commozione. Mendes non si arena, per fortuna, nelle secche di un nostalgico inno alla bellezza dell’arte cinematografica e, anche se mostra il Cinema Empire, in qualche modo in disarmo (per la crisi del settore ha dovuto chiudere due delle quattro sale), sul finale, lascia che Hilary ritrovi la voglia di nutrire il proprio immaginario, nel vedere, per la prima volta, un film. Tra gli espliciti rimandi da segnalare quelli a Momenti di Gloria, The blues brothers, All that jazz e Oltre il giardino.

Recensione pubblicata su CineCritica web . SNCCI – 18-3-2023

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