Enrico IV di Marco Bellocchio – Italia – 1984 – Durata 85’

3 Agosto 2020 | Di Ignazio Senatore
Enrico IV di Marco Bellocchio – Italia – 1984 – Durata 85’
Schede Film e commento critico di Ignazio Senatore
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Nel corso di una cavalcata in maschera, il barone Belcredi fa cadere da cavallo un ragazzo (Luciano Bertoli) innamorato anche lui della bella Matilde. In seguito al trauma il giovane crede di essere il sovrano Enrico IV di Germania, scomunicato da Gregorio VII e trascorre i giorni rinchiuso in un castello. Con il passare del tempo l’uomo (Marcello Mastroianni) mascherato da re, si circonda di servitori che gli tengono spago e continuano a nutrire il suo delirio. Dopo venti anni Matilde (Claudia Cardinale) il barone Belcredi (Paolo Bonacelli) suo amante ed uno psichiatra (Leopoldo Trieste) decidono di scuoterlo e si presentano mascherati al castello. Il presunto Enrico IV li spiazza e rivela loro la propria lucida follia. Il film si conclude mestamente con il protagonista che sceglie di continuare a vivere nella folle finzione.

Bellocchio trasporta gelidamente sullo schermo il dramma di Luigi Pirandello scritto nel 1922. Il film langue per invenzioni visive  e risente troppo dell’impianto teatrale dell’opera. Per tutto la vicenda assistiamo alle bizzarrie del protagonista che vive isolato in quel castello vestito come l’antico sovrano e con il capo cinto da una pesante corona. Dopo essersi illuso di congelare il tempo e di poter vivere così lontano dagli affanni del mondo, il folle protagonista è costretto a dover fronteggiare l’antico rivale, la sua amata di un tempo e lo psichiatra accorsi mascherati al castello. Divorato sempre più da un bisogno febbrile di rivelare al dottore ed agli altri  amici le ragioni che lo hanno spinto a vestire, lucidamente, i panni di Enrico IV ed a lasciar credere a tutti di essere pazzo, confida loro: “Si, sono guarito, caso interessantissimo, studiatemi bene.  Sono guarito. Ma se già prima mi chiamavate pazzo e mi ci avete fatto diventare. Ed allora dottore ho preferito fare il pazzo, viverla con la più lucida coscienza la mia pazzia (..)” Mastroianni è troppo legnoso ed appesantisce ancora di più la fruizione della pellicola. Struggenti le musiche di Astor Piazzola. Remake del film diretto nel 1926 da Amleto Palermi e nel 1944 da Giorgio Pàstina con Osvaldo Valenti e Clara Calamai come protagonisti.

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