Falling di Viggo Mortensen – USA – 2020 – Durata 112′

3 Novembre 2022 | Di Ignazio Senatore

Sono stati scritti decine di volumi su come scrivere una sceneggiatura, sulla necessità di dividerla idealmente in tre parti, di inserire verso la metà della vicenda dei punti di svolta ect.. Mortensen, all’esordio dietro la macchina da presa, in veste non solo di attore, ma anche di sceneggiatore e compositore delle (poche) musiche, sembra, invece, volutamente ignorare quanto teorizzato e impagina un film che, dalla prima all’ultima scena, mostra Willis (Lance Henriksen), un padre irascibile, reazionario e omofobo, mezzo indementito, che strapazza il figlio John (Viggo Mortensen), gay e sposato con un infermiere, che prova, invano, a convincerlo a trasferirsi da lui in California. Con l’illusione di dare più ritmo alla vicenda, grazie a un montaggio alternato, si saltella continuamente dal presente al passato, ma l’assetto non cambia; divorato da una rabbia cronica, Willis continua a umiliare il figlio e a vomitargli addosso, con un linguaggio crudo e diretto, l’odio e  il rancore che nutre anche verso l’altra figlia e la moglie che l’ha abbandonato. Cameo di David Cronenberg.

Recensione pubblicata su Segnocinema- N.237- Settembre-ottobre 2022

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