Gelosia di Pietro Germi – Italia – 1953

30 Marzo 2020 | Di Ignazio Senatore
Gelosia  di Pietro Germi  – Italia –  1953
Schede Film e commento critico di Ignazio Senatore
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Il marchese di Roccaverdina (Erno Crisa), ricco proprietario terriero, s’innamora di Agrippina Solmi (Marisa Belli) una giovane contadina e, dopo averla accolta nel proprio palazzo, la tratta come una sposa e prova a trasformarla in una donna signorile e di alta classe. In paese i benpensanti mormorano e lo scandalo giunge alle orecchie dell’arcigna zia (Paola Borbone) che piomba come un falco a palazzo e minaccia di interdire il nipote e di cancellarlo dal testamento. Per non infangare il prestigio e l’onore della famiglia, il marchese finge di accettare la corte discreta di Zosima (Liliana Geraci) la sua dolce cugina. Ma il suo cuore è in fiamme e, non riuscendo a stare lontano dalla sua amata, propone a Rocco (Vincenzo Musolino), il suo fidato fattore, di sposare Agrippina e di simulare un matrimonio di facciata. Accecato dalla gelosia e divorato dal timore che Rocco possa non tenere fede al patto, al termine della cerimonia nuziale, lo uccide a colpi di lupara. Neli Casaccio (Gustavo De Nardo) un povero contadino è incolpato dell’omicidio e condannato a trenta anni di prigione. Divorato dai sensi di colpa il marchese confessa a Don Silvio (Alessandro Fersen), il parroco del paese, di essere l’autore del delitto ed, invano, il prelato prova a convincerlo a costituirsi. Il marchese prova a scacciare via i propri fantasmi e sposa Zosima ma Neli Casaccio fugge dalla prigione ed è ucciso dalle forze dell’ordine. Il marchese precipita nella follia e muore tra le braccia di Agrippina che lo consola e gli ripete che non l’avrebbe mai tradito.

Germi traspone fedelmente il romanzo omonimo di Luigi Capuana e regala un affresco verista della Sicilia, descritta come una terra governata da atavici pregiudizi e dalla disparità di classe. Impossibilitato a coronare il proprio sogno d’amore, il marchese deve piegarsi al volere della zia e, dopo aver stretto il patto scellerato con Rocco, impazzisce. All’attonito padre Silvio, tra i fumi del delirio, confessa:  “Per l’occhio della gente Rocco chiamò i suonatori, ordinò i fiori in chiesa. Il sospetto e la gelosia nacquero in me all’improvviso. Avevo sbagliato, ormai troppo tardi capii che avevo sbagliato. Rocco si sarebbe presa Agrippina e lei, anche lei…Mi nascosi e li spiai per leggere cosa avevano nel cuore. Li vidi felici. Guardavo Rocco che si chinava su di lei con un sorriso beffardo e leggevo il tradimento in quello sguardo ed in quell’istante avrei voluto gridare: “Rocco mi tradiva”. Ed in quell’istante che benedivate le loro mani unite, in quell’istante sentii che Rocco doveva morire.” Con grande maestria Germi ci mostra la graduale ed inarrestabile discesa nella follia del protagonista che, divorato dai sensi di colpa, fa togliere un enorme crocifisso di legno che campeggiava nel suo palazzo e, prima di morire, allucina dei fantomatici nemici e sente degli spari e dei canti in lontananza. Remake dell’omonimo film muto di Giuseppe De Liguoro (1915) e di quello diretto con successo nel 1942 da Ferdinando Maria Poggioli.

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