Gianluca Arcopinto

14 Dicembre 2014 | Di Ignazio Senatore
Gianluca Arcopinto
Senatore giornalista
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Gianluca Arcopinto e quel pizzico entusiasmo che serve al cinema

 

C’è chi lo ricorda per aver prodotto cortometraggi a basso costo che hanno riscosso, ottimi successi di pubblico e di critica. Chi, invece, come il produttore del film–rivelazione “Il caricatore”, diretto nel 1996 dal trio Cappuccio- Gaudioso- Nunziata, di opere prime come “Piovono mucche” di Luca Vendruscolo, di “Incantesimo napoletano” di Luca Miniero e Paolo Genovese o (soprattutto) per aver prodotto “I nostri anni” e “Nemmeno il destino”, pellicole dirette dall’enfant-prodige Daniele Gaglianone.

 Gianluca Arcopinto, fondatore della Pablo Film, è ospite della decima edizione del “Linea d’Ombra Salerno Film Festival” per uno stage di due giorni, presso la Camera di Commercio Industria e Artigianato di Salerno, dal titolo “L’arte di produrre”, incentrato sulla produzione di videoclip, documentari e lungometraggi. Il workshop è rivolto ad una ventina di aspiranti registi, filmaker professionisti o appassionati di cinema, giunti a Salerno da tutta Italia.

Cosa ha in serbo per i venti ragazzi che avranno la possibilità di seguire per due giorni il suo stage?

“Voglio mettere a disposizione dei ragazzi la mia esperienza ma soprattutto infondere loro, nonostante i tempi attuali, quel pizzico di entusiasmo che possa servire a fare ancora del cinema. Credo, infatti, che, nonostante lo scoramento attuale, questo entusiasmo non vada perso, anche se la legge in vigore non è stata ancora rodata a sufficienza, che i finanziamenti pubblici sono bloccati da un anno e mezzo e che l’aria che tira non è proprio delle migliori. Quello che credo è che, anche se mi piacerebbe che si facesse un certo tipo di cinema,  si deve tentare, comunque, sempre di fare del cinema”.

“Il video, il documentario ed un lungometraggio hanno dei linguaggi completamente diversi fra loro. Sarà facile insegnare la complessa sintassi cinematografica a questi giovani allievi?

“Certamente non si può avere lo stesso approccio per la fiction e per il documentario. Ma quello che vorrei veramente trasmettere loro è che, per qualsiasi artista che si mette al lavoro, ci deve essere la stessa assunzione di responsabilità nei confronti del pubblico. Questo non significa che un aspirante regista deve sottomettere le proprie velleità artistiche al gusto del pubblico, ma deve almeno considerare che un pubblico, piccolo o grande che sia, vedrà la sua opera.

Non insegnerà loro nessun trucco del mestiere?

“Non credo che il mio compito debba essere quello di dare dei consigli ma certamente mi farebbe piacere trasmettere loro che si deve fare una cosa solo quando ci si crede in essa veramente, indipendentemente dei mezzi che si hanno a disposizione. Certo il cortometraggio ha un linguaggio diverso dalla fiction, ha bisogno di un ritmo diverso ed è più facile ai giorni nostri utilizzare il digitale. Il documentario, infine, non certamente deve avere i ritmi frenetici di un corto ma è importante che sia godibile e che abbia una certa atmosfera.”

Che progetti ha in serbo per il futuro?

“Vorrei mostrare in giro alcune delle produzioni che ho dirette. La prima è un medio-metraggio dedicato a Nicki Vendola, neo-eletto governatore della Regione Puglia. E se Alessandro Piva ha diretto la sua campagna elettorale, io mi sono, invece, occupato più dell’uomo. E’ un punto di vista, certamente, molto personale e ci sono anche dei momenti molto forti. Anche se nel medio-metraggio compaiono dei frammenti registrati nel corso della campagna elettorale, il mio sguardo è rivolto non tanto al politico ma alla persona. Questo mio documentario spiega proprio al pubblico chi è Nicki Vendola, più che il personaggio, l’uomo. Ho completato, poi, altri due mediometraggi. Uno si intitola “Bambini” e narra di cinque storie di bambini che si intrecciano tra loro e l’altro, invece, “Crai”, termine che in dialetto pugliese significa “Domani”. Quest’ultima opera è stata sceneggiata da Teresa De Sio e Davide Marengo e si basa sullo spettacolo teatrale “Sangue vivo” che Teresa De Sio ha portato in giro, circa un anno fa. “

 

L’Articolo- Redazione napoletana del “L’Unità” – 20-04-2005

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