La vedova Maria Grazia Ardengo (Paulette Goddard) da anni ha una relazione con Leo Merumeci (Rod Steiger) un cinico speculatore che la sta mandando sul lastrico. Michele (Tomas Milian) e Carla (Claudia Cardinale), pur avendo intuito i meschini disegni dell’uomo, assistono passivi ed impotenti allo sgretolamento della situazione economica familiare. Michele non trova di meglio che consolarsi tra le braccia della matura Lisa (Shelley Winters) e Carla, dopo essere divenuta l’amante di Leo, lo sposa.
Nel trasportare sullo schermo il primo romanzo di Alberto Moravia scritto nel 1928, Maselli firma il suo capolavoro ed impagina una pellicola volutamente gelida e decadente, che fa il verso al precedente I delfini (1960) con l’identica ambientazione cupa e disperata e la stessa coppia di attori (Cardinale-Milian) come protagonisti.
Il film si apre con gli ufficiali giudiziari che fanno l’inventario dei beni degli Ardengo che andranno all’asta entro una settimana. Michele affronta Leo, l’accusa di essere un ladro e di aver acquisito la villa per un prezzo irrisorio. Maria Grazia interviene e gli chiede di scusarsi immediatamente. Michele, senza battere ciglio, si rivolge a Leo e gli dice: “Perché no? Leo ti chiedo scusa dal profondo del mio cuore.” Ed è proprio in quel suo “E perché no?” la chiave di lettura di tutto il film. Incapaci di provare emozioni, Carla e Michele trascinano la loro esistenza nella speranza che qualcosa possa scuoterli. Da anni fingono di ignorare la relazione della madre con Leo ed accettano, in silenzio, senza reagire, qualsiasi umiliazione. Lisa rivela a Michele che Carla è l’amante di Leo e, sorpresa e delusa, gli chiede come mai rimane impassibile; Michele ha allora un moto d’orgoglio e, per difendere l’onore della famiglia, compra una pistola, va a casa dell’uomo. Quando lo ha di fronte, esita, non ha il coraggio di premere il grilletto ed alla sorella che sbuca, in vestaglia, da una stanza dell’appartamento, con gli occhi bassi ed il tono della voce spezzato, dice: “Non devi spiegarmi niente, Carla. Che potresti dirmi? Che tu non lo ami? Io non lo odio eppure tu ti sei dato a lui ed io volevo ucciderlo. Vedi Carla, è proprio questo. Non ci succede niente. O ci succede troppo e noi abbiamo imparato troppo bene a non accorgercene.” Avvolgente la fotografia di Gianni Di Venanzo. Nastro d’argento nel 1964 per la migliore scenografia.
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