L’eccentrico e guascone Royal Tenenbaum (Gene Hackman) e la moglie Etheline (Angelica Huston) hanno messo su una bella famigliola. I loro tre figli, quando erano piccoli, erano geniali e nei loro campi non temevano concorrenti; Chas con il pallino della finanza aveva accumulato una montagna di dollari; Richie aveva vinto diversi tornei come tennista e Margot, adottata quando aveva due anni, novella scrittrice, per un suo testo teatrale, aveva vinto al liceo cinquantamila dollari. Esuberante ed imbroglione, Royal ruba gli utili a Chas, èradiato dall’Albo professionale degli avvocati ed è cacciato di casa. Dopo molti anni, essendo al verde, finge di avere pochi mesi di vita ed implora Etheine, in procinto di risposarsi, di sistemarsi da lei e di rivedere suoi figli. Chas (Ben Stiller) dopo la morte della moglie Rachel, vittima di un incedente aereo, vive nell’incubo che i suoi due bambini possono morire in un incendio; Margot (Gwyneth Paltrow) ha sposato Raleigh (Bill Murray), un anziano psicanalista e, profondamente infelice, trascorre ore intere in ammollo nella vasca da bagno, nascondendo, dietro il faccino angelico un passato più che burrascoso; Richie (Luke Wilson) indossa perennemente una fascia in testa in stile Bjorn Borg, si strugge segretamente d’amore per Margot ed ha abbandonato il tennis il giorno in cui lei era sugli spalti al fianco del marito. Dopo una girandola di colpi di scena, i figli scoprono che Royal, inguaribile imbroglione, invece di assumere farmaci masticava mentine. Un finale melanconico chiude la vicenda.
Commedia corale, acida e grottesca, divisa idealmente in diversi capitoli, che ha fatto scuola e che mette in campo una delle famiglie più sgangherate e stravaganti dello schermo. Con sottile ironia, Anderson lascia intendere che i figli, dopo la separazione dei loro eccentrici genitori, come smarriti, nella vana ricerca di qualche punto di riferimento, avevano perso fiducia in loro stessi e, travolti da tic, fobie ed ossessioni, avevano deciso di correre ai ripari, conducendo una vita bloccata e congelata agli Anni Settanta quando vivevano ancora tutti insieme felici e contenti. Il regista lascia un po’ sullo sfondo Etheline ma costruisce per il vecchio Royal un personaggio snob, pittoresco e trasgressivo che lascia il segno. La pellicola (coloratissima), sorretta da un cast perfettamente calibrato ed impreziosita da un ottima colonna sonora con brani dei Beatles e dei Clash, è ricca di colpi di scena e di trovate esilaranti. Seppur godibilissima non è priva di pecche; una voce fuori campo lega i diversi passaggi della narrazione ma questo artificio stilistico finisce per essere troppo didascalico e ridondante. La trama, inoltre, un po’ tropo frastagliata e spezzettata, si perde in mille rivoli e costringe lo spettatore a saltellare precipitosamente da una storia all’altra. Golden Globe (2002) a Gene Hackman.
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