Ignazio Senatore intervista Antonietta De Lillo: “L’occhio della gallina”

1 Settembre 2024 | Di Ignazio Senatore
Ignazio Senatore intervista Antonietta De Lillo: “L’occhio della gallina”
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E venne il giorno de “L’occhio della gallina”, doc di Antoniella De Lillo che sarà presentato domani a Venezia nell’ambito delle “Giornate degli Autori”.

Un doc appassionato che prende le mosse da una vicenda dai contorni surreali. Correva l’anno 2004. Nelle sale usciva “Il resto di niente”, per la regia di Antonietta De Lillo. Il film, tratto dall’omonimo romanzo di Enzo Striano, narrava la vita della nobildonna Eleonora Pimentel Fonseca, eroina della Rivoluzione Partenopea del 1799. La pellicola fu coperta di elogi da parte dei critici, ottenne diverse nomination ai David e ai Nastri e Daniela Ciancio, la costumista, vinse il David.  A distribuire la pellicola l’Istituto Luce. Gli esercenti richiedevano la pellicola ma, invece, delle quaranta copie, ne furono distribuite solo venti.  

Fu allora che lei, a mezzo stampa dichiarò che l’Istituto Luce aveva mal distribuito il film.

“Ho girato questo documentario per raccontare che in Italia c’è una gestione violenta del potere. Mi sembrava giusto mostrare come fosse difficile fare un film oggi in Italia. Quando ho dichiarato che l’Istituto Luce aveva mal distribuito il film, ho ricevuto da loro una citazione per diffamazione e la richiesta di duecentocinquantamila euro di danni. Ho cercato di dialogare e ho sempre assunto una posizione di mediazione bonaria, Niente.

Ho girato poi dei “Ritratti”, ho realizzato dei film “partecipati”, non mi sono mai abbattuta. Ho resistito. Ma dopo “Il resto di niente” non sono riuscita a fare più un film di finzione.”

Un doc di denuncia il suo?

“No. Ho solo voluto raccontare la storia di una donna, la cui storia come regista è stata interrotta dalle istituzioni. Ho dalla mia tre sentenze definitive e lo Stato le ha disattese. Una storia che fa male. E’ impensabile che non sia stato possibile far vedere in sala un film, costato una cospicua cifra, realizzato con il contributo di soldi dello Stato.”

Dopo la proiezione di questo doc, che reazione si aspetta dai suoi colleghi?

“Innanzitutto che si possa riprendere a dialogare con le istituzioni.  Ho voluto raccontare una storia capitata a me, ma che potrebbe capitare a qualsiasi altro regista. I colleghi non mi dicono niente. In questi anni mi hanno sorriso, mi hanno dato una pacca sulle spalle. Sono felice, però, perché il film è a Venezia e con i “Cento Autori”, il giorno dopo la proiezione ci sarà un panel, dal titolo “Censure invisibili”.

Articolo pubblicato su Il Corriere del Mezzogiorno – 1.9-2024

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