Ignazio Senatore intervista Francois Cluzet

3 Novembre 2023 | Di Ignazio Senatore
Ignazio Senatore intervista Francois Cluzet
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Francois Cluzet è stato l’ospite d’onore della 15° Edizione di France Odeon, per la direzione artistica di Francesco Ranieri Martinotti e la presidenza di Enrico Castaldi.

Una lunga carriera alle spalle, punteggiata da film  diretti da Maestri del cinema come Tavernier, Kasdan, Garcia e i recenti Masquerade Ladri d’amore di Bedos e L’incredibile storia dell’isola delle rose di Sibilia.

Come si è avvicinato alla recitazione

“A dieci anni, facevo parte di un complessino e cantavo Lady Madonna. Quello che mi piaceva di più era il pubblico che mi guardava come fossi Dio.

Andai a vedere un Don Chisciotte a teatro e l’attore ricevette venti minuti di applausi. Volevo provare le sue stesse emozioni.

Mio padre aveva un’edicola di giornali. A otto anni, mi alzavo alle sei di mattina per portare i giornali ai clienti.

Mia madre era andata via. e mi divertivo a fingere di essere ubriaco o di fare il matto. Calarmi in questi personaggi per me non era difficile, anche perché mio padre diceva a tutti che era un medico e fingeva di essere un’altra persona.

Io e mio fratello abbiamo sofferto di mancanza d’affetto. Ho continuato a immergermi in delle storie che non erano reali perché sentivo il bisogno di non essere quello che ero. Volevo diventare famoso.”

Ha interpretato L’inferno di Claude Chabrol, film che Henry Clouzot non riuscì a portare a termine. Quali le differenze tra le due sceneggiature? E’ vero che ci furono dei problemi sul set tra Chabrol e la Beart?

“Clouzot era gelosissimo e, non a caso, aveva pensato a questo tipo di film. Chabrol ha reso più lineare la vicenda che nella stesura di Clouzot era più ingarbugliata. Di fatto Clouzot aveva girato delle scene con Romy Schneider, contattato Trintignant e altri attori, ma non aveva ben chiaro lo sviluppo della vicenda. Non ho avuto nessuna difficoltà a calarmi nel personaggio anche perché la Beart era bellissima e se fossi stato suo marito sarei stato anche io geloso, anche perché vestiva con abiti succinti. Non ci forno problemi sul set tra lei e Chabrol.” (…)

Quasi amici ere un film che trattava in maniera leggera e divertente il tema della disabilità

“Come diceva Bergman, credo che la funzione del cinema debba essere quella di divertire, termine il cui etimo rimanda a “sviare”, “portare da un’altra parte”. In quell’ora e mezza dobbiamo offrire la possibilità allo spettatore di affrontare una tematica con uno sguardo diverso, meglio ancora se trattato con leggerezza.”  (…)

 Come definirebbe il mestiere dell’attore?

“Come diceva Marivaux, gli attori sono persone che fanno finta di far finta.”

Stralcio dell’intervista pubblicata a novembre su www.cinecriticaweb.it

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