“Il cinema visto dal buco della serratura. Aneddoti, curiosità, pettegolezzi.” Carlo Ki Ditto intervista a Ignazio Senatore

1 Gennaio 2024 | Di Ignazio Senatore
“Il cinema visto dal buco della serratura. Aneddoti, curiosità, pettegolezzi.” Carlo Ki Ditto intervista a Ignazio Senatore
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Qual è il filo conduttore degli aneddoti citati?

Chi va al cinema è abituato a vedere un film confezionato, con tanto di fiocchi e nastrini. Quanti conoscono cosa è capitato sul set nel corso della sua lavorazione? Gli aneddoti che riporto, a mio parere, gustosi e divertenti, svelano proprio quello che è accaduto durante. Mi riferisco alle baruffe tra attori e registi o tra gl1i stessi componenti del cast. Ne viene fuori un ritratto variegato dove emergono le fragilità, le bizze, le ossessioni, i capricci di artisti, beniamini del pubblico. Il volume racconta anche  gli intoppi e gli imprevisti che nascono durante la lavorazione dei un film e le invenzioni escogitate, dopo mille difficoltà, di registi o produttori per portare a termine il progetto. Non mancano gli aneddoti che riguardano la vita privata di attori e registi che svelano degli aspetti buffi e curiosi, delle loro personalità.

Cosa non dovremmo mai spiare dal “ buco della serratura”?

“Spiare” è un verbo che rimanda sempre ad un’attività proibita, dal sapore voyeuristico. Più che spiare, il mio intento è quello di far accomodare il lettore sul set e svelargli cosa sia accaduto realmente durante la lavorazione di quel film. Il volume, del resto, non solo è un omaggio alla Settima Arte ma è anche la fotografia di un mondo luccicante che affascina e fa sognare dietro al quale si nascondono passioni e tradimenti, invidie e vendette, solidarietà, amori e amicizie. Un volume che strizza l’occhio a Effetto notte, capolavoro di Francois Truffaut, che mostra, di fatto, quello che succede durante la lavorazione di un film.

Che nesso c’è tra psichiatria e cinema?

Per quanto possa sembrare strano, il nesso tra un disciplina scientifica e un prodotto artistico è meno lontano di quanto si possa pensare. Anni fa, in un mio volume Curare con il cinema, sottolineavo come il cinema si prende cura degli spettatori, emozionandoli. Chi è in sala, infatti, nel corso della visione di un film, piange, ride, sì identifica con uno o più personaggi della vicenda e proietta su di lui le proprie fantasie, paure o debolezze. Ho definito “sindrome di Sheherazade”, quell’attitudine che, come l’eroina de Le Mille e una notte, racconta storie per non morire, un po’ come noi psichiatri e psicoterapeuti che, per il nostro lavoro clinico, raccontiamo storie ai pazienti, proprio come il cinema con gli spettatori.

Un film che ti ha turbato in modo profondo?

Turbare è un verbo che deriva dal greco “turbe” e rimanda a confusione, scompiglio. Roland Barthes, in uno dei suoi magnifici saggi sul cinema, racconta che gli capita spesso di uscire dal cinema come fosse “un po’ intorpidito, goffo, infreddolito. Nel mio corpo si è diffuso un senso di sopore, di dolcezza, di calma, uno stato d’ipnosi”. Mi è capitato spesso di provare le stesse emozioni descritte dal grande semeiologo francese. Sarebbero tanti i film da elencare che mi hanno provocato quell’identico senso di spaesamento e smarrimento. Cito, in ordine, casuale Blade runner, Fitzcarraldo, Baci rubati, L’uomo che non c’era, Effetto notte, American beauty, Revolutionary road, La donna del ritratto, L’inquilino del terzo piano…..Ma l’elenco potrebbe essere infinito, dal momento che sono un cinefilo incallito e ho speso gran parte della mia vita a vedere e recensire film.

Nel libro citi tanti attori e registi, qualcuno lo hai conosciuto personalmente?

Come critico cinematografico del SNCCI o giornalista de Il Corriere del Mezzogiorno ho avuto la fortuna, negli anni, di incontrare nei festival o nel corso delle presentazioni dei film, quasi tutti i registi e gli attori e le attrici più importanti del cinema italiano (e non solo). Molti degli aneddoti che riporto mi sono stati raccontati, nel corso delle mie interviste, da chi era presente proprio sul set. Ad esempio, Marco Risi e Alessandro Haber sono stati presidenti di giuria del mio festival “I corti sul lettino Cinema e psicoanalisi”. Con altri (Giuliana De Sio. Lina Sastri, Lando Buzzanca, Alvaro Vitali, Peter Del Monte, Roberto Faenza, Alessandro D’Alatri, Tony Tammaro) ho pubblicato un volume-intervista a loro dedicati. Tra i tanti che ho citato nel volume, quelli che ricordo con particolare affetto sono  Giuseppe Tornatore, Marco Bellocchio, Matteo Garrone, Pupi Avati, Paolo Taviani, Giuliano Montaldo, Dario Argento, Gabriele Muccino, Pasquale Squitieri, Lina Wertmuller Barbara Bouchet, Carlo Verdone, Lino Capolicchio, Michele Placido, Shell Shapiro e Enrico Vanzina. Inoltre, lettore accanito di biografie di registi, attori e attrici, ho riportato quegli aneddoti che mi sono sembrati più singolari e spiritosi.

Qualche aneddoto extra…?

Per questo rimando il lettore al mio volume Il cinema appartiene ai sognatori, pubblicato qualche ano fa, dove ho raccolto altre riflessioni e aneddoti sul cinema.

A chi consiglieresti questo libro?

A tutti gli appassionati e amanti del cinema (e non solo). A chi è curioso di scoprire come sia fantastico, ma anche ricco di insidie il mestiere dell’attore, dell’attrice e del regista.

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