Il conformista di Bernardo Bertolucci – Italia – 1970 – Durata 110’ – V.M 14

15 Gennaio 2020 | Di Ignazio Senatore
Il conformista di Bernardo Bertolucci – Italia – 1970 – Durata 110’ – V.M 14
Schede Film e commento critico di Ignazio Senatore
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Tormentato dall’idea di dover raggiungere a tutti i costi la normalità, il professore Marcello Clerici (Jean-Louis Trintignant) decide di collaborare con l’OVRA, la polizia segreta fascista e di portare a termine una missione che dovrebbe culminare con la morte del suo ex professore di università Quadri (Enzo Tarascio) un esule antifascista residente a Parigi. Marcello parte in viaggio di nozze per la capitale francese con la moglie Giulia (Stefania Sandrelli), una donna ingenua e superficiale, e prende immediatamente contatti con l’ex docente. Anna Quadri (Dominique Sanda) la moglie del professore lo smaschera ma finisce tra le sue braccia. Marcello tentenna ma l’OVRA predispone egualmente un agguato che culmina con la morte del professore e di sua moglie. E’ il 1943 e per le strade si esulta per la caduta del fascismo. Marcello s’imbatte in Lino Semerara (Pierre Clementi) un uomo che aveva tentato di abusare di lui quando era bambino e che lui credeva di aver ucciso. Colto da una crisi di nervi, Marcello, ad alta voce, lo accusa di aver ucciso il professore Quadri e la moglie.

Capolavoro di Bertolucci che ruota intorno all’insana ossessione di Marcello, un uomo colto che s’avvicina al fascismo non per una scelta ideologica ma solo per poter confondersi con gli altri e poter dire a se stesso di aver raggiunto la sospirata normalità. Ossessionato dall’idea di volersi conformarsi a tutti i costi agli ideali, agli stili di comportamento ed alle convenzioni sociali della maggioranza, convinto che il prezzo che la società gli chiede di pagare sia quello di diventare fiancheggiatore dell’OVRA, prima di partire per Parigi, ad un prete in confessione, confida: “Sto per costruirmi una vita normale. Sposerò una ragazza mediocre, piena di idee meschine, di piccole ambizioni meschine. Tutta letto e cucina. La normalità, voglio costruire la mia normalità, faticosamente.” Schiavo dei propri tormenti Marcello assiste impotente alla vile uccisione del professor Quadri e della moglie e quando cade il fascismo scopre di aver venduto, invano, l’anima al diavolo. Il film è praticamente perfetto e l’uso dei continui flashback rende ancora più ammaliante la narrazione. Da segnalare la scena di Marcello che va a visitare il padre (Giuseppe Addobbati) in manicomio, affetto da lue e legato con una camicia di forza. Nel cast Gastone Moschin nei panni dell’autista di Marcello, Milly in quelli della madre di Marcello, Yvonne Sanson in quella della madre di Giulia. David di Donatello 1971 come miglior film.

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