La vita di Stephen Fleming (Jeremy Irons), spento e controllato futuro ministro inglese, leader del partito conservatore, procede senza scosse.
Ingrid (Miranda Richardson), la moglie, è una donna affettuosa e senza grilli per la testa ed il figlio Martyn (Rupert Graves), vice-redattore di un giornale locale, è fidanzato con Anna (Juliette Binoche), una ragazza inquieta e tormentata da un angosciante passato; il fratello Aston si è ucciso a sedici anni quando lei ne aveva quindici.
Ma Cupido lancia le sue frecce e Stephen s’innamora, ricambiato, di Anna e diventa il suo amante.
Travolto dal turbinio della passione, Stephen tralascia i doveri parlamentari ed è deciso ad abbandonare la moglie e a rivelare tutto al figlio, ma Anna, per non ferire Martyn, preferisce che la loro bollente relazione resti nell’ombra. All’annuncio del matrimonio tra Anna e Martyn.
Stephen è disposto a mettersi da parte ma lei non vuole rinunciare a lui e affitta un appartamento in città così da poterlo incontrare, in gran segreto, lontano da sguardi indiscreti.
Per una fatalità Martyn li scopre mentre sono a letto e, nella fuga, precipita, accidentalmente, nel vuoto. Scoppia lo scandalo, Stephen è costretto a dimettersi e…
Pur rimanendo sostanzialmente fedele allo splendido romanzo di Josephine Hart, il regista confeziona una pellicola un po’ troppo fredda e geometrica e lascia che la vicenda ruoti sottotraccia intorno al “danno” subito da Anna per il suicidio del fratello.
Lei stessa, infatti, sin dalle prime battute, prova a mettere in guardia Stephen: “Ricordati chi ha subito un danno è pericoloso; sa di poter sopravvivere.” Più volte ripercorre con la memoria quel tragico giorno ed a Stephen confida che Aston si era tolto la vita perché geloso della sua relazione con Peter, un ragazzo che al tempo le gironzolava intorno.
Nel narrare l’impetuosa storia d’amore che travolge i due protagonisti, Malle prova a tenere alta la temperatura della narrazione ma, per colpa di una scelta di casting a dir poco infelice, rischia di trasformare questa materia incandescente in cenere. Irons, infatti, è troppo algido e sbiadito e la Binoche non ha certo l’appeal della “femme fatale”.
Nei a parte, la trama è così potente che, nonostante le prove opache dei due protagonisti, travolge lo spettatore.
A rendere ancora più torbida e tormentata la vicenda l’estrema rassomiglianza tra Aston e Martyn. Da antologia la scena finale con la quale si chiude il film. Splendida Miranda Richardson nei panni della donna lacerata dal dolore per la morte del figlio.
In italiano il titolo allude al danno subito da Anna per il suicidio del fratello; quello francese alla centralità del destino e della fatalità.
Per un approfondimento sul tema con schede film e commento critiche si rimanda alla lettura di “Cinema mon amour I 100 film francesi da amare” di Ignazio Senatore – Classi Editore – 2024
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