Il ferroviere di Pietro Germi – Italia – 1955 – Durata 120’ B/N

8 Marzo 2020 | Di Ignazio Senatore
Il ferroviere di Pietro Germi –  Italia –  1955 – Durata 120’ B/N
Schede Film e commento critico di Ignazio Senatore
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Andrea Marcocci (Pietro Germi), macchinista delle ferrovie, ha un carattere duro, ispido e selvatico e non riesce ad essere indulgente e comprensivo nei confronti di Marcello (Renato Speziali), il primogenito indolente e sfaccendato e della figlia Giulia (Silvia Koscina), una ragazza inquieta, innamorata di un uomo sposato ma incinta di Renato (Carlo Giuffrè), il titolare del negozio dove lavora. Andrea è sempre più teso e nervoso ed ama trascorrere le serate in osteria a bere e cantare in compagnia di amici e colleghi. Un giorno, mentre è in servizio, un uomo si getta sotto il treno e qualche ora dopo, ancora scosso, Andrea non vede un segnale di stop e, grazie al provvidenziale intervento di Gigi (Saro Urzì), il suo inseparabile compagno di lavoro, la tragedia è evitata per un pelo. Inevitabile scatta l’inchiesta delle Ferrovie ed Andrea, accusato di aver alzato troppo il gomito mentre era in servizio, è sospeso dalle mansioni di macchinista. Invano la moglie Sara (Luisa Della Noce) e Sandrino (Edoardo Nevola), il figlio più piccolo, provano a stargli vicino. In casa il clima si fa sempre più pesante e, dopo qualche litigio di troppo, Andrea caccia di casa Marcello e Giulia che, dopo aver sposato Renato, perde il bambino. I macchinisti entrano in sciopero ed Andrea, in rotta ormai con i sindacati, colpevoli di non aver alzato un dito in suo favore, non aderisce alla manifestazione. I suoi compagni lo accusano di essere un crumiro ed Andrea è costretto a cambiare osteria. Dopo una lunga convalescenza, la notte di Natale, riceve la visita dei suoi amici che, come ai vecchi tempi, cantano e scherzano insieme a lui. Marcello ritorna per abbracciarlo e, per telefono, Giulia gli comunica che ha fatto pace con Renato. Ritrovata la serenità perduta, Andrea muore, nel sonno, qualche ora dopo.

Germi, uno dei cineasti più bistrattati dalla critica militante, non ama i dialoghi forbiti, le pose da cartolina o i leziosi movimenti di macchina e, con poche pennellate, mette in scena un affresco energico e potente su una famiglia proletaria, dilaniata da mille tormenti e da un’infinità di problemi. Il film ruota intorno al personaggio testardo, sanguigno e cocciuto di Andrea, un genitore vecchio stampo che urla, strepita, non ascolta il consiglio di nessuno e che va diritto per la sua strada, incapace di mediare e di scendere a patti con la realtà e di comprendere che il mondo intorno a lui sta cambiando. Deluso dai figli non prova a comprendere il loro disagio e la loro sofferenza, litiga con i colleghi di lavoro e Sara, madre protettiva e moglie silenziosa, lascia che Marcello le rubi le poche gioie che aveva custodito negli anni, per permettergli di ripianare un debito e cerca, invano, di fare da cuscinetto tra Gina ed il suo coriaceo marito. Il finale è un po’ sdolcinato e consolatorio ma non pregiudica la compattezza del film. Germi si fece doppiare da Gualtiero De Angelis. Nastro d’Argento 1956 come miglior film e migliori produttori (ENIC-Ponti-De Laurentiis). Curiosità: il padre di Alfredo Giannetti, uno degli sceneggiatori, era un ferroviere.

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