Amedeo Pegoraro (Ugo Tognazzi), scapolo, e la sorella Ofelia (Mariangela Melato), nubile, sono proprietari di un vecchio e decadente palazzo ad affitto bloccato.
Accaniti lettori di gialli, maligni e pettegoli, spiano i loro inquilini con l’obiettivo di scoprire eventuali intrighi, così da poterli sfrattare e incassare da una società immobiliare cinquecento milioni a testa per la vendita dello stabile.
Per dispetto, qualche inquilino avvelena con delle polpette il loro gatto soriano, e Amedeo decide di incastrare chi lo ha eliminato.
Trasformatosi in detective, fa arrestare, dapprima, un’anziana principessa russa (Adriana Innocenti) che, fingendo di dare delle lezioni di scacchi, aveva trasformato l’appartamento in un casino e, successivamente, il signor Tiberini (Lino Fuggetta) e la moglie (Nerina Di Lazzaro), una coppia di due anziani orchestrali che, con l’alibi di andare in tournée, nascondevano la droga nei loro strumenti musicali.
Ofelia, intanto, non smette di intimorire gli inquilini con delle minacciose lettere anonime che scatenano il suicidio di Legrand (Jean Martin), un giornalista americano dal passato oscuro e misterioso.
A capitolare, infine, sarà Don Pezzolla (Philippe Leroy), costretto a lasciare la Diocesi per le lettere anonime spedite da Ofelia alla Curia, che l’accusavano di averla molestata.
E proprio mentre l’avvocato dell’immobiliare (Bruno Gambarotta) sta per staccare il fatidico assegno, si scopre che c’è ancora un appartamento occupato; quello della sensuale Wanda (Dalila Di Lazzaro).
Commedia nera, nato da un soggetto di Sonego, ispirato a “Una finestra sul cortile” di Hitchcock. spinta volutamente all’eccesso da Comencini che, con humour, traccia il ritratto di un fratello e una sorella, avidi e gretti che, per tutta la vicenda si odiano, si picchiano e si fanno i dispetti, divorati dal sogno di diventare gli unici proprietari dello stabile.
Il loro comportamento, meschino e vessatorio nei confronti degli inquilini, dovrebbe scatenare l’indignazione dello spettatore e, invece, provoca una cascata di risate.
Il regista toscano però forza troppo le gag e la vicenda si arena su un binario morto. Tognazzi e Melato, in versione comica, premiata con il David per la migliore attrice protagonista, sono travolgenti.
Nel cast Aldo Reggiani, in quelli di Salvatore, un cameriere gay e Mario Brega in quello di Rosario Calascibetta, un killer.
Prodotto da Sergio Leone. Curiosità: in America uscì una versione de “Il gatto”, diretto da Robert Benton, prodotto da Robert Altman.
Si scoprì solo dopo che Sonego aveva fatto leggere il soggetto a un aiuto di Francis Ford Coppola che lo spacciò come proprio e lo fece tradurre sullo schermo.
Per un approfondimento sulla filmografia di Ugo Tognazzi, si rimanda al volume di Ignazio Senatore “Ugo Tognazzi”, edito da Gremese (2021), corredato da 800 foto, dall’antologia della critica e dai commenti di attori e attrici, e registi che hanno lavorato con lui.
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