Il marito della parrucchiera (Le mari de la coiffeuse) di Patrice Leconte – Francia- 1990

8 Novembre 2024 | Di Ignazio Senatore

Sin da bambino, Antoine (Henry Hocking) aveva un debole per le parrucchiere e amava frequentare il salone dell’opulenta madame Sheaffer (Anne-Marie Pisani), attratto dal suo profumo e dalle sue forme.

Giunto alla mezza età, Antoine (Jean Rochefort) realizza il sogno della sua vita e sposa Mathilde (Anna Galiena), incantevole parrucchiera.

Nel salone un via vai di strani e bizzarri personaggi; una moglie tradita che schiaffeggia il marito e poi, va via senza proferire parola; un uomo che crede con il taglio della barba possa apparire agli altri meno triste; un bambino che non vuole farsi tagliare i capelli ma che poi cede, ipnotizzato da Antoine, che danza al ritmo di musiche arabe.

Le giornate trascorrono felicemente e Antoine passa il tempo a fare l’amore con la moglie e a osservarla mentre taglia i capelli o propone lozioni e shampoo ai clienti. Ma un giorno…

Con questo film palpitante che trasuda di un sottile e voluttuoso erotismo, Leconte impagina una storia d’amore assoluta e mette in campo una coppia che non frequenta amici, non ama viaggiare e trascorre l’esistenza, serenamente, e senza intoppi, tra le quattro mura del salone.

Il regista fa largo uso dei flashback che mostrano l’infanzia del piccolo Antoine mentre sulla spiaggia, con un assurdo costume di maglia con i pon pon, gioca con gli amici o quando a tavola, in risposta al padre (Roland Bertin) che gli chiede cosa farà da grande, senza esitazione, risponde: “Sposerò una parrucchiera”.

Leconte impreziosisce la pellicola con la voce off del protagonista che regala allo spettatore i propri ricordi d’infanzia, le riflessioni su Mathilde, sull’amore e sulla vita.

Di tanto in tanto, per sottolineare come Antoine fosse rimasto sempre un sognatore, Leconte mostra le immagini di Antoine-bambino che si relaziona con Mathilde.

Leconte centellina i dialoghi e immerge la pellicola in lunghi silenzi, riempiti solo dagli sguardi che si lanciano i due protagonisti. Mathilde è descritta come una donna sempre sorridente, ma lacerata dentro dalla paura che la felicità che l’avvolge possa un giorno terminare.

Ambientato completamente nel salone di bellezza (ad eccezione di una scena dove i due protagonisti vanno a trovare Isidoro, il vecchio proprietario del negozio), seppur gioioso e irradiato dalla luminosa bellezza di Anna Galiena, il film è attraversato da un sottile velo di malinconia, come testimonia il drammatico e inaspettato finale.

Non mancano però le battute fulminanti: “La morte è giallo limone. Sa di vaniglia.” Da incorniciare le musiche di Michael Nyman.

Per un approfondimento sul tema con schede film e commento critiche si rimanda alla lettura di “Cinema mon amour I 100 film francesi da amare” di Ignazio Senatore – Classi Editore – 2024

 

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