Il mio piede sinistro (My left foot) di Jim Sheridan – GB – 1989 – Durata 103’

27 Aprile 2021 | Di Ignazio Senatore
Il mio piede sinistro (My left foot) di Jim Sheridan – GB – 1989 – Durata 103’
Schede Film e commento critico di Ignazio Senatore
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Il tetraplegico Christy Brown (Daniel Day-Lewis) nono di dodici fratelli, è considerato un irrecuperabile ritardato mentale. Ciononostante, il padre (Ray McAnally), la madre (Brenda Fricker) e gli altri familiari si prendono amorevolmente cura di lui.

Un giorno il papà sta dando un’occhiata ai compiti dei figli ma non sa fornire la risposta ad un quesito matematico; Christy sembra voler dire la sua e, dopo aver afferrato con il suo piede sinistro un gessetto, traccia un segno su una lavagna.

E’ il segnale che la sua capacità intellettiva è conservata ed, incoraggiato da tutta la famiglia, utilizzando sempre la stessa tecnica, inizia a scrivere ed a dipingere.

A diciassette anni è ricoverato in un reparto di Dublino, specializzato nella cura dei soggetti affetti da paralisi cerebrale e preso in cura dalla dottoressa Eileen Cole (Fiona Shaw) che affascinata dal suo talento artistico organizza una mostra dei suoi quadri.

Christie se ne innamora e quando scopre che è già promessa in sposa a Peter (Adrian Dunbar) sprofonda in uno stato depressivo. Dotato di una straordinaria forza di volontà, battagliero e mai domo, Christie si riaffaccia nuovamente alla vita e scrive un romanzo di successo tratto dalla propria autobiografia.

Sposerà l’infermiera Mary Carr (Ruth McCabe) incontrata in un ricevimento di beneficenza, a favore dei tetraplegici, organizzato dall’indimenticata Eileen.

Sheridan ambienta la vicenda nella Dublino nel 1932 e, con un tocco realistico, ci regala il toccante spaccato di una famiglia operaia, composta da un padre muratore, una madre casalinga e da altri undici rampolli che, nonostante la miseria e la povertà, rimangono uniti e si prendono cura affettuosamente di Christy.

Una delle scene più incisive del film è quella che mostra, in apertura del film, una vicina che prova ad insegnare al piccolo Christy l’alfabeto e, nel rivolgergli a lui, gli dice: “A come albicocca , B come burro, C come carota e D come deficiente. Povero sfortunato mostriciattolo.”

Per alleggerire la narrazione il regista ci mostra Christy mentre gioca a pallone con i  fratelli, calcia i rigori, partecipa alle loro attività goliardiche e gli regala palpiti, lacrime e sorrisi genuini e sinceri. Due premi Oscar. David di Donatello (1990).

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