Il mito – The fan (The fan) di Tony Scott – USA – 1996 – Durata: 115’

29 Luglio 2022 | Di Ignazio Senatore
Il mito – The fan (The fan) di Tony Scott – USA – 1996 – Durata: 115’
Schede Film e commento critico di Ignazio Senatore
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Bobby Rayburn (Wesley Snipes), famoso battitore di baseball, pagato quaranta milioni di dollari, veste il numero 11 ed è la stella dei dei Giants di San Francisco. Gil Renard (Robert De Niro), super-appassionato di baseball con in passato una gara tra i professionisti, è un suo fan accanito e frequentemente telefona ad un programma radiofonico sportivo, gestito da  Jewel Stern (Ellen Barkin), per sostenere il suo campione e difenderlo dagli attacchi di tifosi fin troppo esigenti. La vita di Gil è però un disastro; sull’orlo del licenziamento come agente di commercio, è in rotta con la moglie, dalla quale è separato. Un giorno va allo stadio con il figlio a vedere una partita dei Giants, ma ha un impegno di lavoro e lo lascia, per un po’ di tempo da solo. L’ex moglie lo scopre ed il giudice gli impone di non vedere più il bambino. Senza un lavoro, concentra ancor più la sua attenzione sui Giants. Bobby ha un infortunio e quando ritorna in campo, non è più il titolare ed il suo posto ed il fatidico numero 11 sono d’appannaggio di Juan Primo (Benicio Del Toro). Bobby prova a convincerlo a ridargli l’11, Juan non cede ed allora, Gil amareggiato, uccide Juan, ferendolo con un coltello e lasciandolo morire dissanguato. Gil, sempre più frustrato ed esasperato, salva il figlio di Bobby, che rischiava di morire annegato in mare. Bobby non sa come ricompensarlo e, nel corso di una chiacchierata, gli apre il suo cuore e critica aspramente tutti quei fan, che vivono solo per il baseball. Punto nell’orgoglio, Gil decide di darli una bella lezione. Ma il finale tragico è dietro l’angolo.

Tony Scott, traspone sullo schermo il romanzo di Peter Abrahams “Vite parallele di un campione di baseball” e ci fornisce un personalissimo ritratto di un fan di baseball, dalla mente completamente in disordine, un uomo che non ha più nessun punto di riferimento se non Bobby Rayburn, il suo mito, (come evoca il titolo italiano del film). Fin dalle prime battute, Gil appare come un agente di commercio nervoso ed irascibile, litiga con i negozianti ai quali dovrebbe vendere i coltelli della ditta che rappresenta, fondata un tempo dal padre, un individuo che, come lui, non aveva il senso del commercio. Genitore inaffidabile, pur amando il figlio, non riesce a proporsi come un padre responsabile, in grado di prendersi cura di lui.  Man mano che la vicenda si snoda, Gil perde sempre più contatto con la realtà e cerca di riscattare la sua vita d’inferno con l’improbabile amicizia con Bobby. Scott amplifica però troppo gli aspetti psicopatologici di Gil che, alla fine, appare un personaggio estremo e sopra le righe. Bobby, dal canto suo, non è invece, il solito campione sbruffone e pieno di sé, ma, dotato di buon senso e con i piedi per terra cerca (invano) di ricordare a Gil che il baseball non è altro che uno sport e che i veri valori sono da ricercare altrove. De Niro, come al solito, impeccabile, ma ormai vittima di personaggi che ricordano troppo da vicino Travis di Taxi driver.

Per un approfondimento sul tema “Cinema e sport” si rimanda al volume di Ignazio Senatore “Quando il campione recita”, edito da Absolutely Free.

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