Il patrigno 2 (The stepfather 2) di Jeff Burr – USA – 1989 – Durata 93’

21 Dicembre 2014 | Di Ignazio Senatore
Il patrigno 2 (The stepfather 2) di Jeff Burr – USA – 1989 – Durata 93’
Schede Film e commento critico di Ignazio Senatore
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Jerry Blake (Terry O ‘Quinn) sta scontando una pena al Puget Sound Psychiatric Hospital di Washington per aver massacrato moglie e figlia. Dopo aver ammazzato il dottor Joseph Danvers (Henry Brown), lo psichiatra che l’aveva in cura, fugge e prende in affitto una villetta in una piccola cittadina dove si spaccia per il dottor Gene Clifford, affermato psichiatra, esperto in problemi matrimoniali e familiari. In poco tempo riesce a mettere su un gruppo composto prevalentemente da casalinghe frustrate ed insoddisfatte e punta gli occhi su Carol Grayland (Meg Foster), una donna abbandonata da un anno dal marito Phil (Mitchell Laurance) e madre di Todd (Jonathan Brandis), un simpatico adolescente. Jerry è gentile, sensibile, premuroso e fa presto breccia nel cuore di Carol. I due sembrano una coppia perfetta, il rapporto con Todd va a gonfie vele e Jerry le chiede di sposarlo. Ma sopraggiunge Phil che prova a convincere Carol a ricominciare daccapo. Gene intuisce che il suo sogno sta per crollare, uccide Phil e successivamente elimina Matty (Caroline Williams), una delle sue pazienti  che lo aveva smascherato. Il giorno del matrimonio Carol lega insieme i pezzi. Un drammatico finale è alle porte.

Sequel della pellicola diretta da Jospeph Ruben nel 1986 con la medesima struttura narrativa e l’identico attore protagonista (l’enigmatico Terry O ‘Quinn). Il film si apre con il dottor Danvers che in manicomio, chiede a Jerry: “Che tipo può essere una persona che cambia nome come le altre persone cambiano l’abito e che si inserisce come padre nelle famiglie. Che tipo può essere quest’uomo che è padre adorabile, marito affezionato e devoto fino al momento che decide di cancellare, tranquillamente, la famiglia dalla faccia del pianeta?” Un attimo dopo Jerry lo ammazza e fugge via dal carcere. Faccia pulita e modi gentili, si spaccia per psicoterapeuta e quando Carol gli chiede perché ha scelto di fare lo psichiatra e quale specializzazione ha conseguito, con un sardonico sorriso, le risponde: “La famiglia con tutti i problemi connessi. Vede  per me tutto nella vita comincia e finisce con la famiglia, in un  modo o nell’altro. Molti anni fa realizzai che la famiglia era il cuore di questo paese e che a volte, quando le famiglie hanno dei problemi, hanno bisogno d’aiuto.” Burr indugia un po’ nell’orrifico ma, nel complesso, ripropone ritmi ed atmosfere  della pellicola precedente e questa sua scelta di non tradire l’impianto narrativo originale finisce per diventare il limite ed il pregio stesso del film. Il film ha avuto un mediocre sequel; “In casa con il nemico”, diretto da Guy Magar nel 1992.

 

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