Giunto a Londra, il giovane e nobile Dorian Gray (Hurd Hatfield), anima sensibile, animato da nobili ideali, ama i civettuoli salotti mondani, ma non disdegna di frequentare le bettole, ritrovo di prostitute e ubriaconi.
Gray chiede al pittore Basil Hallward (Lowell Gilmore) di farli un ritratto, ma l’artista, mentre è intento a dipingere, percepisce che il dipinto, come avesse una vita autonoma, guida la sua mano.
Terminato il ritratto, Gray, nel mirarlo, esprime il desiderio di rimanere per sempre giovane e che sia il quadro ad invecchiare in sua vece. Gray inizia a frequentare il club “Le due tartarughe”, conosce Angela Lansbury (Sibyl Vane), una soubrette, dal cuore semplice e se ne innamora.
Su consiglio del cinico e saccente Lord Henry Wotton (George Sanders), Gray l’invita a casa e poiché lei cede facilmente al suo fascino, con una lettera l’umilia e le comunica che non vuole più vederla.
Per il dolore, lei si uccide e Gray quando torna a casa, scopre con grande sconcerto, che l’espressione del suo volto, raffigurato nel ritratto, è cambiata.
Comprende allora che il quadro è lo specchio delle sue emozioni e che, per non essere scoperto, deve celarlo agli occhi dei curiosi.
Consapevole di aver venduto l’anima al diavolo, senza provare il minimo rimorso o pentimento, si macchia di azioni moralmente discutibili.
Con il passare degli anni, continua a frequentare i salotti della buona società, destando, per la sua forma smagliante, sospetti e maldicenze sul suo conto.
Basil gli chiede di rivedere il quadro che aveva dipinto e il pittore scopre che, in luogo del giovane che aveva ritratto, c’é quello di un vecchio dal volto accigliato, irato, e solcato da mille rughe. ….
Tratto dall’omonimo romanzo di Oscar Wilde, il regista fa grande uso della voce narrante per raccontare l’affascinante vicenda del diabolico e tormentato protagonista.
L’ambientazione è perfetta, i dialoghi un po’ leziosi e la regia, seppur scolastica, è fedele ai canoni del cinema americano classico.
Lewin (La luna e i sei soldi, Pandora, L’idolo vivente…) lascia sullo sfondo le malefatte del nobile Gray e lascia intendere che, negli anni, non si è comportato di certo come un angioletto.
L’amimico e impacciato Hatfield non riesce però a dare al protagonista quel necessario tocco luciferino; George Sanders, invece, da vecchio volpone, se la cava, alla grande. Harry Stradling premiato con l’Oscar per la fotografia.
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