Anno 1947. Sposati da dieci anni, Port Moresby (John Malkovich) e Kit (Debra Winger), due artisti in cerca d’ispirazione, per dare nuova linfa al loro matrimonio e riaccendere una passione da troppo tempo sopita, decidono di lasciare da New York e partire per l’Africa con il loro amico George Tunner (Campbell Scott).
A Tangeri, Port si abbandona ad una notte d’amore con una prostituta indigena e rischia il linciaggio da parte dei protettori della donna, mentre Kit ospita in camera sua Tunner.
Port e Kit continuano il loro viaggio verso il deserto del Sahara, funestato da disagi e imprevisti, e in una delle loro tappe incontrano Mrs. Lyle (Jill Bennett), scrittrice di viaggi e il figlio Eric (Timothy Spall), due personaggi alquanto pittoreschi.
Port si sbarazza di Tunner e prosegue il viaggio con Kit, ma si ammala di febbre tifoidea. Dopo mille difficoltà Kit riesce a trasportare Port in un disadorno e spoglio forte semi-abbandonato francese della Legione straniera. sprovvisto di assistenza sanitaria.
Port muore dopo una straziante agonia e Kit seguirà una carovana di tuareg in marcia nel deserto nella quale è presente il giovane beduino Belgassim che la impone al suo harem…..
Bertolucci (Il conformista, Ultimo tango a Parigi, Novecento, La tragedia di un uomo ridicolo, L’ultimo imperatore, Io ballo da sola, L’assedio, The dreamers – I sognatori, Io e te….) traspone sul grande schermo l’omonimo romanzo di Paul Bowles e non delude i suoi fan.
Il film, inondato dalla magica fotografia di Vittorio Storaro, narra il tormentato e devastante viaggio interiore dei due protagonisti, alla vana ricerca di se stessi.
Il regista parmense dona alla pellicola un tocco di struggente melanconia e, per tutto il film, mostra Port e Kit che si annusano, si cercano e provano a rinsaldare un amore diventato ormai solo un pallido ricordo. Il deserto diventa il luogo dove i due protagonisti proveranno a rimettere in piedi il loro matrimonio andato in frantumi, si tufferanno in avventure erotiche dal sapore esotico ma alla fine, come dannati, finiranno per perdere se stessi.
Spettacolari i deserti silenziosi e solitari che fanno da contrasto ai tormenti interiori e alle inquietudini di Port e di Kit. Cameo di Nicoletta Braschi.
Musiche di Ryuici Sakamoto e Richard Horowitz. Da antologia la frase che Kit rivolge a Tunner:
“Noi non siamo turisti, siamo viaggiatori. Un turista è quello che pensa al ritorno a casa fin dal momento che arriva, laddove un viaggiatore può anche non tornare affatto.”
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