Il tormento e l’estasi di Carol Reed – G.B – 1965 – Durata 137’

29 Gennaio 2024 | Di Ignazio Senatore
Il tormento e l’estasi di Carol Reed – G.B – 1965 –  Durata 137’
Schede Film e commento critico di Ignazio Senatore
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Mentre è in costruzione la Basilica di San Pietro, sotto la direzione dell’architetto Bramante, il Papa Giulio II (Rex Harrison) commissiona a Michelangelo Buonarroti (Charlton Heston) delle statue per la propria tomba.

Poichè i tempi per la realizzazione di quest’ultime sono lunghi, il Papa ordina a Michelangelo di affrescare il soffitto della Cappella Sistina. Lui non non ama dipingere e prova a resistere alle pressioni del pontefice. Giulio II è irremovibile e allora Michelangelo fugge da Roma e si ritira a Carrara in Toscana.

Le guardie del Papa lo scovano e Michelangelo, con il capo chino, rientra a Roma ed è costretto ad accettare l’incarico. Spirito indomito e ribelle, va subito in rotta di collisione con il Papa che, freme per la voglia di vedere compiuta l’opera. Michelangelo profonde le proprie energie nell’opera, fino al punto che, stremato, precipita da un’impalcatura ed è costretto ad abbandonare per lungo tempo il progetto.

Bramante spinge per affidare l’incarico al giovane Raffaello Sanzio (Tomas Milian), ma Giulio II preferisce attendere che Michelangelo recuperi energie e forza fisica. Michelangelo, infatti, porta a termine l’affresco, noncurante dei commenti malevoli di alcuni cardinali che lo criticano per aver dipinto, in un luogo sacro, dei corpi nudi. Giulio II è sul punto di morte e…

 

Di fronte ad un personaggio così ricco e complesso, da un punto di vista artistico, saggiamente Reed (E le stelle stanno a guardare, Il nostro agente a l’Avana…) sceglie di narrare “solo” il periodo che vide impegnato Michelangelo Buonarroti nella creazione della Cappella Sistina. L’impianto è quello del kolossal e oggi il film, ispirato al romanzo di Irving Stone, risente l’usura del tempo.

A dominare la scena i due protagonisti; da un lato il narciso e dispotico Papa Giulio II, diviso tra la sete di potere ed il desiderio di autocelebrarsi e rendersi immortale, grazie alle opere di Michelangelo, e dall’altro l’indomito e geniale artista fiorentino, che difende a spada tratta la propria autonomia creativa dalle pesanti ingerenze del Pontefice.

Il regista li caratterizza, però eccessivamente e  mette in campo due personaggi che litigano e si azzuffano, verbalmente ad ogni piè sospinto. Per dare un tocco di maggiore umanità al personaggio di Michelangelo, il regista lascia spazio all’amore platonico tra il pittore e la contessina de’ Medici.

Il titolo, enfatico e pomposo, vuole sottolineare i tormenti di Michelangelo nella creazione della Cappella e la successiva estasi che ne ricava chi la osserva.

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