Dall’ esordio come comparsa, nella parte di uno schiavo ebreo nel kolossal di William Wyler “Ben Hur”, fino agli ultimi successi nelle fiction Rai “Mio figlio” e “Il restauratore”, l’attore palermitano Lando Buzzanca si confessa nel libro-intervista “Io, Lando Buzzanca”.Conversando a tutto campo con lo psichiatra e psicoterapeuta, nonché critico cinematografico Ignazio Senatore, l’attore racconta la sua lunga vita. Le aspirazioni di un giovane nato nel quartiere Oreto che, sfidando la volontà del padre e le convenzioni borghesi, dopo il liceo lascia la sua città con pochi soldi in tasca e senza un vestito di ricambio per inseguire il sogno di diventare attore. E poi il suo grande amore per la moglie perduta e le voci sul suo presunto tentativo di suicidio qualche anno fa. A Roma il futuro attore capisce che per crescere artisticamente deve frequentare l’Accademia d’arte drammatica. Qui, fra i suoi compagni, c’è Carmelo Bene che lo stima molto («il più grande attore è Buzzanca»), mentre chi lo incoraggia a proseguire nella strada intrapresa è Vittorio Gassman dopo averlo visto recitare in un monologo shakespiriano: «Lei ha una bella figura, una bella voce e lo dice con intelligenza».
Negli anni Cinquanta-Sessanta Buzzanca appare in vari spettacoli di prosa e recita in televisione , facendosi apprezzare in testi di Pirandello, Shaw, Bassani. Ma è il cinema che più lo attrae. Desideroso di acquistare visibilità, all’inizio del 1961 Buzzanca vaga nei locali della casa cinematografica Vides perché vuole rimediare una particina nel film di Francesco Rosi “Salvatore Giuliano”. Deluso quando gli viene detto che il regista è a Palermo per i sopralluoghi, Buzzanca nell’andare via posa meccanicamente lo sguardo sulla porta di fronte a quella del regista napoletano, dove c’è un cartoncino con scritto: “Capriccio all’italiana – Pietro Germi”. Così si intitolava inizialmente il film “Divorzio all’italiana”. Con l’audacia propria dei giovani che vogliono affermarsi, Buzzanca si fa ricevere da Germi, e quando poi qualcuno gli fa capire che in quel film c’è una parte che potrebbe andargli bene, per un mese e mezzo va a trovare il grande regista nei locali della Vides. All’inizio Germi, che pure, come Gassman, è rimasto positivamente colpito da una performance di Buzzanca al Teatro dei Satiri, lo scoraggia. Altre volte gli fa balenare la possibilità di avere una piccola parte. Ma Germi, non dicendogli mai niente di preciso e pronunciando frasi smozzicate e sfottò lo sta studiando, sta valutando la possibilità di tirare fuori il lato comico di quel giovanotto magro e con un naso pronunciato, che da settimane sostiene stoicamente i lunghi silenzi del regista. Comincia così la sua lunga e fortunata carriera.
“Lando Buzzanca si racconta; la povertà, gli esordi, il successo e gli incontri di una vita da attore” di Lorenzo Catania – La Repubblica Napoli – 22.7. 2017
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