Kadosh di Amos Gitai – Israele – 1999- Durata 110’

3 Marzo 2020 | Di Ignazio Senatore
Kadosh  di Amos Gitai – Israele – 1999- Durata 110’
Schede Film e commento critico di Ignazio Senatore
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Rivka (Yael Abecassis) è sposata da dieci anni con Meir (Yoram Hattab). I due si amano profondamente ma non hanno figli e secondo la comunità ultraortodossa di Gerusalemme di cui fanno parte, Meir deve ripudiarla e prendere un’altra moglie. Rivka preferisce custodire dentro di sé un’amara verità; Meir è sterile e quando lei chiede ad una ginecologa di effettuare un’inseminazione artificiale, la dottoressa le risponde che le Scritture vietano tale pratica. Invano la madre di Rivka (Yael Abecassis) cerca di convincere l’inflessibile rabbino a mutare la propria decisione ma Meir è costretto a sottomettersi alla sua volontà ed a sposare una donna che non ama.

Sempre più depressa e frustrata, Rivka prende in affitto una stanzetta e si chiude nel suo dolore. Malka (Meital Barda), sua sorella, è innamorata di Yaakov (Sami Hori), un promettente cantante che non appartiene alla loro comunità religiosa e, costretta a piegarsi alla decisione della madre, in accordo con il rabbino, sposa Yossef (Uri Klauzner), un uomo rozzo e violento. Ribelle e testarda, Malka continua a frequentare di nascosto l’amato Yaakov e, dopo essere stata scoperta e picchiata dal marito, scappa via. Dopo l’ultima notte d’amore con Meir, Rivka, al mattino è trovata morta.

Terzo capitolo, ambientato a Gerusalemme, della trilogia di Amos Gitai, dedicata alle grandi città israeliane, dopo Devarim, ambientato a Tel Aviv, e Yom Yom girato ad Haifa. Con questa pellicola il regista israeliano compone un grande affresco su una comunità ortodossa israeliana che, nel rispetto dogmatico della Torah, costringe le donne ad un’umiliante ed anacronistica sottomissione all’uomo. In questa palpitante vicenda il regista contrappone alla rassegnata Rivka, costretta ad accettare passivamente le decisioni del rabbino, la volitiva e battagliera Malka che, sfidando le secolari leggi che regolano la sua comunità, vive fino in fondo la propria passione amorosa ed abbandona il marito. Toccante il commento di Rivka che, nel corso del film, confida ad un’amica cosa pensano di lei gli appartamenti alla sua comunità: “Una donna senza figli è una donna morta. Anche mia madre si vergogna di me.”.

Per un approfondimento sul tema si rimanda la volume di Ignazio Senatore “Fermi tutti sono incinta Cinema e gravidanza” – Falsopiano Edizioni – 2016

 

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