Roma. Lorenzo (Emanuele Bosi) suona il sax e il fratello maggiore Michele (Adriano Giannini) alleva cani.
Quando scoprono che il padre Dario (Emilio Bonucci), un’artista che non vedono da anni, ha venduto la villa di famiglia, dove entrambi vivono da sempre, ad un certo Franco Vitale (Paolo Sassanelli), un ristoratore che vive a Marrakech, decidono di partire per il Marocco.
Scoprono che il padre risiede lì da anni e che ha una relazione con Amina (Faten Ben Haj Hassen), una donna che lo ha reso padre della piccola Fatima. Michele ha un caratteraccio, scatta per niente e insulta pesantemente il padre, che lo rabbonisce, rassicurandolo che risolverà la faccenda.
A Lorenzo, invece, spiega che, dopo un investimento sbagliato in Senegal, aveva venduto la villa a Vitale per ripianare i debiti che lo stavano soffocando.
Dario prova a convincere il furbo e scaltro Vitale ad annullare la vendita e scopre solo allora di avergli venduto, per un prezzo irrisorio, una villa che vale una fortuna. E’ il giorno dell’esposizione di Dario e la sua installazione prevede dei fiori di ferro che battono all’unisono e riproducono il suono dei battiti cardiaci.
Michele scopre che il padre non gli ha raccontato la verità e che Vitale è ancora il proprietario della villa.
Davanti ai presenti, colto da un furore pantoclastico, distrugge l’installazione del padre che non reagisce e lo osserva silenzioso…
Esordio convincente di Claudio Giovannesi, che con questo road movie, mette al centro della narrazione l’incontro-scontro tra due generazioni; da un lato due figli, orfani di madre, che vanno alla ricerca di un padre con il quale confrontarsi e fare i conti; dall’altro un’artista girovago e senza radici, alla ricerca di se stesso, incapace di mantenere rapporti stabili con le persone a lui care.
Dopo questo viaggio di formazione, come prevedibile, Lorenzo e Michele non saranno più gli stessi e comprenderanno che dietro le scelte anarchiche e sregolate del padre, si nasconde un uomo divorato da un irrefrenabile anelito di libertà.
Seppure Dario sia descritto come un padre inaffidabile e velleitario, un eterno bambino, privo del senso degli affari, nel complesso desta simpatia e tenerezza proprio per la sua capacità di sognare ad occhi aperti.
La scena che mostra il suo vernissage è affascinante e di grande effetto visivo. Frizzante la musica jazz in sottofondo firmate dallo stesso regista ed Enrico Melozzi.
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