Il dodicenne Martin (Sylvain Copains) vive con la madre in una povera abitazione.
Una sera due compagni di classe si presentano a casa sua e Martin confessa loro che la madre da due giorni è a letto, muta ed immobile. Antoine (Olivier Montiega), che ha il padre dottore, laconicamente, gli comunica che è morta per “una frattura del miocardio”.
Martin, terrorizzato dall’idea di essere spedito in un orfanotrofio, decide in combutta con i compagni di classe di non rivelare a nessuno l’avvenuto decesso della madre.
Grazie all’aiuto e alla solidarietà degli amici, organizza in gran segreto in un parco pubblico la sepoltura ed il funerale della madre.
La verità verrà a galla dopo molto tempo e il piccolo Martin sarà rinchiuso in un anonimo e gelido orfanotrofio.
In questo amaro e spietato film sulla solitudine e l’innocenza perduta, sull’esercizio alla durezza e all’impermeabilità dei sentimenti, Fansten non mette in scena dei bambini prodigio o supersimpatici, ma dei ragazzini che hanno imparato, a loro spese, a corazzarsi contro i soprusi e le angherie del mondo adulto.
Il regista costruisce un dramma atipico dove la solidarietà ed il codice d’onore divengono il collante che tiene uniti questi sfortunati, piccoli eroi.
Non a caso, scoperto il cadavere, nessun compagno di classe collaborerà con la polizia o con il magistrato incaricato delle indagini.
Anche se il regista (5 matti allo stadio…) alleggerisce la pellicola con delle spruzzatine care al black-humour (come bara per la madre di Martin è usata una vecchia pentola di legno dimenticata nel soffitto di un appartamento di uno dei giovani protagonisti), il clima che si respira è melanconico e senza speranza.
Per tutto il film nessuno dei giovani protagonisti cederà alla commozione e quando Claire (Lucie Blossier) al funerale scoppierà a piangere, i compagni di classe la stigmatizzeranno, dicendole: “Ma non ti puoi trattenere?”
Non mancano le stasi narrative ma (forse) a Fansten interessa soprattutto mostrare la confusione e l’ambivalenza che alberga in questi piccoli protagonisti apparentemente freddi, algidi e privi d’emozioni, spinti, da un lato, a ribellarsi ai “grandi” e dall’altro a vivere il sogno di essere diventati precocemente adulti.
Intensi, corrosivi e struggenti i dialoghi tra i giovani protagonisti. Su tutti: “E’ bellissimo essere orfani; cambi famiglia quando vuoi.”
Per un approfondimento sul tema con schede film e commento critiche si rimanda alla lettura di “Cinema mon amour I 100 film francesi da amare” di Ignazio Senatore – Classi Editore – 2024
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