La mano del diavolo di Maurice Tourneur – Francia – 1942 – B/N – Durata 82’

22 Febbraio 2024 | Di Ignazio Senatore
La mano del diavolo di Maurice Tourneur – Francia – 1942 – B/N – Durata 82’
Schede Film e commento critico di Ignazio Senatore
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Roland Brissot (Pierre Fresnay), privo della mano sinistra e con un misterioso pacchetto sotto il braccio, entra trafelato, in una piccola locanda di montagna.

Nervoso, irrequieto e scostante, scatena i sospetti dei villeggianti, seduti a tavola per ora di cena, che, con insistenza, gli chiedono di svelare la sua identità. Messo alle strette l’uomo racconta la singolare vicenda accadutagli l’anno precedente.

Dopo essersi innamorato, ricambiato, di Irene (Josseline Gaël) un’affascinante commessa, essendo un pittore modesto, non era riuscito a vendere nessun quadro.

Mentre era in un ristorante, lei,  dopo averlo accusato di essere un fallito, lo aveva piantato. Melisse (Noël Roquevert), il proprietario del locale, presente al litigio, si era intenerito e lo aveva convinto a comprare, per un soldo, uno scrigno che conteneva una mano sinistra mozzata, dotata di poteri magici, che gli avrebbe donato abilità, talento e successo e lo avrebbe reso irresistibile agli occhi di ogni donna.

Seppure scettico, lui aveva comprato il cofanetto e si era recato in albergo. Al mattino, con sua grossa sorpresa, aveva scoperto che la stanza dove alloggiava era piena di quadri, che sebbene cupi, inquietanti ed angoscianti, erano dei piccoli capolavori, che aveva firmato con lo pseudonimo Maximus Leo.

Irene, ritornata, come d’incanto, tra le sue braccia, aveva poi contattato Gibellin (Guillaume de Sax), famoso mercante d’arte, che gli aveva organizzato una mostra. Ottenuta fama e denaro, aveva poi sposato Irene ma, un anno dopo, il diavolo (Pierre Palau), nei panni di uno strano ometto, gli aveva ricordato che chi possedeva il talismano doveva cedergli l’anima; se, invece, voleva rompere il patto e ritornare alla mediocrità precedente, doveva restituirgli una cifra di denaro che si sarebbe raddoppiata giorno dopo giorno.

Aveva provato, inizialmente, a racimolare la somma, ma si era poi reso conto che non avrebbe mai potuto colmare il debito. Sconvolto e angosciato, aveva litigato con Irene ed era ormai sull’orlo della follia…

Tratto dal racconto di Gérard de Nerval La main enchantée, liberamente rimaneggiato da Jean-Paul Le Chanois, il film ripropone il mito faustiano dell’uomo anonimo e senza talento che baratta la propria anima, in cambio di gloria e ricchezza.

Con questo bianco e nero accecante, ricco di ombre che si stagliano sulle pareti, il regista (Le due orfanelle, Donna di lusso, Dopo l’amore…) impagina un noir che intriga e affascina. Intelligentemente, Tourneur non mostra il diavolo con il forcone e la coda, ma come un distinto, elegante e simpatico vecchietto con una bombetta che esige dal protagonista quanto gli spetta.

Non senza un pizzico di malizia il regista lascia intendere che, più che la notorietà, il lusso o il denaro, il protagonista accetta il diabolico patto per avere al suo fianco l’avvenente e sensuale Irene.

Come il genere impone la trama, arricchita da un tocco horror (ogni qual volta il talismano è ceduto, il vecchio proprietario si ritrova con la mano mozzata) è immersa in un’ambientazione plumbea e inquietante. Fresnay Gael e Pierre Palau perfettamente calati nella parte.

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