A Gerardo Escobar (Stuart. Wilson), avvocato di successo, hanno affidato il compito di presiedere una commissione che deve indagare sui crimini che, in aperta violazione dei diritti umani, alcuni civili e militari hanno commesso durante la dittatura.
Lui vive con la moglie Paulina (Sigourney Weaver) in una villa isolata a picco su una scogliera. La sua auto ha un guasto e il dottor Roberto Miranda (Ben Kingsley) si offre di dargli un passaggio e di accompagnarlo a casa. Non appena ascolta la sua voce, Paulina è certa che il medico sia uno dei torturatori che l’hanno picchiata e violentata quindici anni prima. Dopo averlo sequestrato, lo lega, lo imbavaglia e lo spinge a confessare. Miranda nega con forza ogni accusa, urla la propria innocenza e ripete di non averla mai vista prima in
vita sua. Gerardo teme per gli sviluppi della propria carriera politica e, sempre più convinto che la moglie sia impazzita e prende le difese dell’uomo. Pauline annoda ad uno ad uno i fili della memoria e ricorda il sorriso di Miranda, il suo odore e ripercorre con la mente le sequenze del suo doloroso e mortificante martirio. La tensione sale alle stelle; Pauline vuole uccidere il dottore, ma Miranda, dopo aver continuato strenuamente a negare, cede e confessa di essere stato uno dei suoi torturatori.
La pellicola ha una struttura circolare e si apre e si chiude con la stessa scena; Pauline è al teatro in compagnia di suo marito e scopre che tra gli spettatori c’è Miranda. E se fosse tutto il frutto della fantasia della protagonista?
Uno dei film più cupi, disperati e pessimisti di Polanski, girato tutto all’interno dell’appartamento degli Escobar, ammantato di un’estrema ed impeccabile pulizia formale. Con maestria e lucidità, per tutta la durata del film, il regista lascia credere Pauline sia folle ma, sul finale, grazie alla confessione mozzafiato di Miranda, riapre drammaticamente i giochi.
Il titolo del film rimanda al celebre Quartetto n. 14 in re minore di Schubert (La morte e la fanciulla) che Miranda metteva in sottofondo prima di violentare Pauline. Da una pièce del cileno Ariel Dorfman, mandato in esilio dopo forzato dopo il golpe di Pinochet del 1973.
Questo sito utilizza strumenti di raccolta dei dati, come i Cookie. Questo sito utilizza Cookie tecnici e di terze parti per fornire alcuni servizi. Maggiori Informazioni
Questo sito utilizza i cookie per fonire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o clicchi su "Accetta" permetti al loro utilizzo.