Dani (Jean-Christophe Folly), nativo del Togo, attraversa la Libia, funestata dalla guerra civile. per rggiugere il Mediterraneo con la moglie Layla, incinta, ma lei muore dopo aver dato alla luce la piccola Fatou.
Ospite temporaneamente in una casa-famiglia a Pergine, paesino nelle montagne del Trentino, ai piedi della valle dei Mocheni, Dani aiuta Pietro (Peter Mitterrutzner), un anziano apicoltore. Michele, il nipote undicenne di Pietro, ribelle e inquieto, non solo marina spesso la scuola, ma ha un rapporto conflittuale con la mamma Elisa (Anita Caprioli), vedova.
Dani e Michele finiranno per stringere amicizia e sostenersi a vicenda. Dani ottiene finalmente il permesso di soggiorno e può lasciare l’Italia e raggiungere Parigi come rifugiato politico, dove lo attendono degli amici. ma…
Segre, un solido passato da documentarista, alla sua seconda regia, impagina una delicata storia di integrazione e, con pudore,, senza scivolare nel melenso melodramma, lascia che al centro della narrazione ci siano un nero e un bambino, legati entrambi dalla tragica perdita di un loro caro. Dani, infatti, non può guardare negli occhi la piccola Fatou, responsabile, suo malgrado, della morte di Layla, e Michele non fa che litigare con la madre, per la morte del papà, travolto da una frana, accorsa in paese; a suo dire lei è colpevole di essere accorsa in paese per chiedere soccorso e non gli era stato accanto mentre moriva.
Il regista veneziano diserta però lo scavo psicologico dei personaggi e lasciando trapelare il loro dolore. mostra, con garbo, due mondi agli antipodi; quello di Dani, (che non ha mai visto la neve) e quello dei contadini di Pergine, abituati a vivere tra i gelidi boschi dell’Alto Trentino.
Segre lascia completamente sullo sfondo il resto della comunità montana e mostra che ad accogliere Dani e ad empatizzare con il suo dolore siano di fatto solo Pietro e la sua famiglia. Il regista mescola più idiomi e lascia che Dani parli spesso nella sua lingua originale o nel francese post coloniale e gli abitanti del paesino in dialetto trentino con sfumature in tedesco.
Nel cast Giuseppe Battiston, nei panni dello zio di Michele, troppo ai margini della narrazione. Cameo di Roberto Citran. Splendida la fotografia di Luca Bigazzi. Alessandro Zanon candidato ai Nastri d’argento per il miglior sonoro in presa diretta.
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