Bettie Page (Gretchen Mol) ha un sogno nel cassetto; diventare un’attrice famosa. Graziosa e con un fisico da urlo, è la ragazza più corteggiata della sua cittadina di provincia. Billy, atletico giocatore di football, le ronza intorno, la sposa, ma è violento e lei, su due piedi, dopo poco tempo, lo molla e si trasferisce a New York.
Bettie s’iscrive a un corso di recitazione e a dai concorsi di bellezza, ma è notata da un paio di fotografi che le chiedono di posare per delle “foto artistiche”, in intimo o in costume da bagno. Lei non si scompone e, grazie anche al suo accattivante sorriso, diviene sempre più popolare tra i fan delle riviste per adulti.
Irving Klaw (Chris Bauer), un produttore senza scrupoli, le chiede di posare per delle foto più osé, destinate a riviste di soli uomini, amanti del bondage, e affida a John Willie (Jared Harris) il compito di ritrarla mentre lega con corde e lacci altre modelle o si lascia immortalare in posa con corsetti, stivali e catene. Scoppia lo scandalo, il senatore Estes Kefauver (David Strathairn) apre un’inchiesta federale e Kalw è accusato di “corrompere i minori e stimolare devianze e pensieri lascivi”. Bettie Page, in preda ad una sorta di conversione mistica, a soli 34 anni abbandona le scene.
In questo film delizioso, anche grazie a filmini d’epoca, la regista Mary Harron, con un tocco d’ironia, ripropone le atmosfere degli anni ’50 e alterna il colore a un bianco e nero da favola.
Bettie Page è descritta come una ragazza dolce, ingenua, vittima quando era giovanissima, di uno stupro di gruppo. Religiosissima, quando Willie le chiede se Dio approverebbe le sue pose fetish, con il suo faccino acqua e sapone e il suo connaturato candore, risponde che così rende felice il prossimo. Sulla sua stessa lunghezza d’onda, la fotografa Banny Yeager:
”La prima cosa che ho notato in lei é che quando si spoglia, non sembra mai nuda.”
Nel film, la regista canadese, la descrive come una donna libera e senza malizia che si spoglia per il piacere di mostrare il proprio corpo nudo “come quello di Adamo ed Eva”. Ad un fotografo ce la sta ritraendo in bikini, in un lampo, di sua iniziativa resta in topless, e festante esclama: “Che fa? E solo un pezzo di stoffa”.
Il film è piacevole ma, forse, non sarebbe guastato se la Harrow, senza doverla per forza, trasformarla in un’eroina protofemminista, le avesse donato una maggiore consapevolezza relativa alla sua scelta di prestarsi alle foto bondage che, per l’epoca, come prevedibile, scatenarono un putiferio.
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