La stanza di Cloe (The quiet room) di Rolf de Heer– Australia – 1966 – Durata 91’

20 Dicembre 2014 | Di Ignazio Senatore
La stanza di Cloe (The quiet room) di Rolf de Heer– Australia – 1966 – Durata 91’
Schede Film e commento critico di Ignazio Senatore
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Cloe (Chloe Ferguson), bambina di sette anni, ha deciso di rifugiarsi nella propria stanzetta e di non parlare più. La madre (Celine O’Leary) ed il padre (Paul Blackwell) provano invano, a comprendere le ragioni della sua scelta ostinata e l’invitano a recedere dalla sua decisione ma, vista la sua determinazione, attendono che tempo ammorbidisca e smussi gli angoli. Cloe prova con dei disegni a comunicare, gioca con loro ma si limita per lo più ad osservarli da lontano. Spettatrice attenta ed inflessibile, registra tutto quello che le succede intorno, giudica ogni mossa dei genitori, disapprovandoli quando, ormai come d’abitudine, s’azzuffano ed alzano la voce. A lungo andare il suo silenzio finisce per logorare ancor più i genitori, già profondamente in crisi da anni, che decidono di separarsi. Un finale anemico chiude la vicenda.

Nel suo personalissimo viaggio attraverso la sofferenza umana De Heer ci regala il ritratto a tutto tondo di Cloe, una bambina sensibile e cocciuta, che mette in atto una protesta estrema ed assoluta. Il film, girato esclusivamente tra le quattro mura domestiche, inizialmente affascina ed intriga ma poi diventa noioso e privo di pathos e finisce, irrimediabilmente, per scatenare gli sbadigli ed i colpi di sonno nello spettatore. Nel corso della vicenda il regista s’affida alla voce fuori campo della piccola protagonista che sciorina, durante il film, i suoi flemmatici e soporiferi commenti. Il regista non spiega i motivi che l’hanno spinto a chiudersi in se stessa, lascia intendere che il suo silenzio sia dettato inizialmente in risposta ai continui litigi dei genitori e liquida la sua scelta con una enigmatica confidenza che Cloe regala ad una ragazza che frequenta la sua stessa scuola: “Mi sono arrabbiata ed ho smesso di parlare ed ora non riesco a ricominciare. Se ricomincio, penseranno che sono stupida.”Con lo scorrere delle sequenze la piccola Cloe, da tenera e disarmante, si trasforma in una bambina fin troppo adultizzata, saccente, capricciosa ed egoista, al punto che si finisce (quasi) per fare il tifo per i suoi genitori. Un film, nel complesso, troppo di testa che non cattura il cuore dello spettatore ma che va lodato per l’originalità del soggetto. Più poetico di quello italiano il titolo originale rimanda alla stanza dove la piccola protagonista si sente tranquilla. Avvolgente la colonna sonora.

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