La storia di Ruth, una donna americana (Citizien Ruth) di Alexander Payne– USA – 1996 – Durata 120’

20 Marzo 2023 | Di Ignazio Senatore
La storia di Ruth, una donna americana (Citizien Ruth) di Alexander Payne– USA – 1996 – Durata 120’
Schede Film e commento critico di Ignazio Senatore
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Ruth Stoops (Laura Dern), tossicomane vagabonda e senza fissa dimora, scopre di essere nuovamente incinta. Lei ha già scodellato quattro figli, due dei quali sono stati affidati ai servizi sociali e, quando la polizia la trova svenuta su un marciapiede, dopo l’ennesima sniffata di vernice, il giudice non trova di meglio che sbatterla in galera e suggerirle di abortire. Norm Stoney (Kurtwood Smith) e la moglie Gail (Mary Kay Place), due ferventi cattolici, a capo di un gruppo denominato “Bimbi salvati”, le pagano la cauzione, la fanno uscire da galera e l’ospitano, amorevolmente, a casa. Ruth sembra toccare il cielo con un dito, ma sembra ancora orientata ad abortire. Charlie (Kenneth Mars), un ginecologo anti-abortista, dopo aver provato a dissuaderla in tutti i modi, le mostra un feroce documentario antiabortista. Dopo aver sniffato nuovamente della vernice, Ruth è scacciata di casa dagli Stoney ed accolta da Diane (Swoosie Kurtz), un’infiltrata nel gruppo “Bimbi salvati”, che in realtà è una leader di un gruppo antagonista, denominato “Libertà di scelta”, che si batte per l’autodeterminazione dei singoli individui. I media iniziano a rumoreggiare, il caso finisce in prima pagina. Stoney tuona in Tv e si batte contro l’anticostituzionalità dell’aborto e dichiara ai quattro venti che “i corpi delle donne appartengono a Dio”. Diane prova a difendere Ruth, che ribadisce la propria volontà di abortire, e la protegge dagli assalti dei gruppi anti-abortisti. In un crescendo sempre più surreale, Charlie comunica in TV che se Ruth non abortisce le verrà staccato un assegno di quindicimila dollari; Harlan, reduce del Vietnam e mezzo schizzato, paladino del gruppo “Libera scelta”, a sua volta, assicura a Ruth che le donerà la stessa cifra, se abortisce. Scendono in campo anche Blaine Gibbons (Burt Reynolds), il massimo esponente nazionale di “Bimbi salvati” e la sua acerrima nemica, leader del gruppo antagonista. Nel sincopato finale Gibbons, che ha radunato centinai di adepti alla sua causa, offre trentamila dollari a Ruth che, stufa di tutto quel can can, è sempre più decisa di abortire. Una volta giunta al Centro, mentre le diverse fazioni si fronteggiano a colpi di slogan, Ruth, intascati i quindicimila dollari di Harlan, sgaiattola fuori dal centro e se ne scappa.

Il regista all’esordio, con un pizzico di sarcasmo, punta il dito contro il fanatismo religioso che infesta l’America e mostra i guasti legati all’invasione dei media nello spazio privato dei singoli individui. Payne regala volutamente alla protagonista una totale assenza di consapevolezza riguardo alla propria condizione di madre e la descrive, caricandola forse un po’ troppo, come una donna incapace di prendersi cura di sé e del proprio bambino. Per tutto il film Ruth non assume mai posizione e completamente passiva e dipendente, si lascia guidare, ora da una fazione ed ora dall’altra, ritrovandosi, suo malgrado, sotto i riflettori di una guerra mediatica scatenata da chi vuole solo usarla per i propri scopi propagandistici. Incapace di decidere da che parte stare, intuisce solo che da questa vicenda ne può trarre una montagna di grana e, fiutato l’affare, prova a “vendersi” al miglior offerente. Il finale è da antologia e per sottolineare come la sua vicenda personale non interessava veramente a nessuno delle due fazioni, quasi come se fosse trasparente, Ruth passa inosservata tra loro, scappando via con il malloppo.

Per un approfondimento sul tema si rimanda la volume di Ignazio Senatore “Fermi tutti sono incinta Cinema e gravidanza” – Falsopiano Edizioni – 2016

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