Il ricco Salvatore Santonocito (Mario Maranzana), muore in un incidente d’auto. All’apertura del testamento, Caterina (Edwige Fenech), la giovane e bella vedova, scopre che la miliardaria eredità è d’appannaggio dei cognati, Tano (Guido Leontini) e Nicolino (Pino Ferrara).
L’unica possibilità che le resta per entrare in possesso del ricco patrimonio è quella di rimanere incinta entro cento giorni dalla morte del defunto.
Siccome il marito era sterile, non può lasciar credere di essere in dolce attesa, e, allora, la battagliera Francesca (Didi Perego), sua madre, la convince di trovare un uomo che possa darle al più presto un erede.
Tano e Nicolino fiutano il pericolo, e dopo aver allontanano il cameriere (Fortunato Cecilia) e gli anziani, ma arzilli giardinieri, presidiano la villa con dei guardiani per evitare che Caterina possa scodellare un neonato ed ereditare l’immensa fortuna.
Ben presto, la notizia che la bella vedova cerca uno spasimante, fa il giro del paese. Caterina, decisa a vendicarsi dei famelici cognati, alla ricerca del possibile amante, con la scusa di rendere omaggio alla memoria del defunto, pubblica un annuncio su un giornale e invita gli uomini del paese in villa.
Tra i notabili e i vecchi amici del defunto, c’è anche Carlo Niscemi (Carlo Giuffrè), un barone decaduto e squattrinato che, eludendo la sorveglianza dei guardiani, si imbuca nella villa. Caterina crede che sia stato spinto a trascorrere una notte d’amore con lei, ma scopre che voleva solo riprendersi le cambiali sottoscritte con Santonocito, per alcuni vecchi debiti di gioco.
Caterina è offesa e adirata, ma Francesca la invita a mettere da parte l’orgoglio e convince Carlo che, per evitare una denuncia ai carabinieri, deve andare a letto con la figlia.
Messo alle strette, Carlo ci prova, ma fa cilecca. Intanto, Nicolino, segretamente innamorato di Caterina, eludendo la sorveglianza, entra nella villa.
C’è il black-out elettrico, e, credendo che sia nella stanza di Caterina, fa, invece, l’amore con Francesca. Contemporaneamente, il barone, che si eccita solo pensando a Francesca, non si accorge che sta facendo l’amore con Caterina. Sul finale, Caterina e Francesca daranno alla luce un bambino.
Laurenti che aveva già diretto Giuffrè in Mazzabubù quante corna stanno quaggiù, e regista di alcuni dei film di culto della commedia sexy all’italiana (Il vizio di famiglia, L’insegnante va in collegio, L’infermiera di notte, L’onorevole con l’amante sotto il letto..) dirige una pellicola divertente che ripropone, come il genere impone, un’ambientazione siciliana (il film è girato ad Acireale), un barone decaduto e una vedova giovane e piacente che fa girare la testa agli uomini del paese.
Il regista s’affida alla bellezza statuaria della Fenech, doppiata in siciliano, e la descrive come una donna pudica che, nonostante l’assillante pressione della madre, si rifiuta di andare a letto con un uomo che non sia di suo gradimento.
Anche il personaggio del barone riserva qualche sorpresa. Infatti, pur trovandosi al cospetto dell’avvenente Caterina, piuttosto che saltarle addosso e lasciarsi andare a una notte d’amore con lei, decide di puntare alla cassaforte per recuperare le cambiali.
Fin troppo stiracchiata però la sua passione per Francesca e non per Caterina e quello del guasto elettrico è una trovata fin troppo abusata che giustifichi il colpo di scena finale.
Didi Perego al secondo film del filone, dopo Racconti proibiti…di niente vestiti di Brunello Rondi (1972), proseguirà con La signora gioca bene a scopa? di Giuliano Carmineo e con La nuora giovane di Luigi Russo (1975). Mario Maranzana, qui in un cameo, al secondo film del filone dopo Il Decamerone proibito di Carlo Infascelli e Antonio Racioppi (1972).
Per un approfondimento sul tema si rimanda al volume di Ignazio Senatore “La commedia sexy alla napoletana Enzo Cannavale, Vittorio Caprioli Carlo Giuffrè”, edito da Il Foglio Letterario – 2024
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