L’australiano di Jerzy Skolimowski – GB – 1978

6 Gennaio 2019 | Di Ignazio Senatore
L’australiano di Jerzy Skolimowski – GB – 1978
Schede Film e commento critico di Ignazio Senatore
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Una zoommata su “L’urlo” di Edward Munch ed una musica sibillina introducono lo spettatore in un’atmosfera minacciosa ed inquietante. John Morlar (Richard Burton), un distinto signore é brutalmente aggredito al capo con una statuetta in bronzo. L’uomo è uno scrittore famoso ed è in cura dalla dottoressa Zonfeld (Lee Remick) una giovane ed affascinante psichiatra. Brunel (Lino Ventura) il solerte commissario di polizia che svolge le indagini, approda alla dottoressa e le chiede le ragioni che avevano spinto l’uomo ad intraprendere un percorso psicoterapico. La Zonfel lo informa che lo scrittore era convinto di possedere dei poteri telecinetici e distruttivi, tali da causare catastrofi. A conferma delle proprie ipotesi, il paziente le aveva elencato una serie di strani e misteriosi incidenti; quando era piccolo i suoi genitori erano morti investiti da un’automobile (il cui freno a mano aveva ceduto improvvisamente) ed un maestro, era rimasto imprigionato nelle fiamme, nel corso di un incendio scoppiato nella scuola che lui frequentava. Lo stesso Morlar, nel corso delle successive sedute, le aveva raccontato che un giudice era morto per attacco cardiaco, dopo aver condannato ingiustamente ad otto anni, un imputato che lui stava difendendo e che la sua ex moglie e il suo amante erano periti in un incidente d’auto. Un flashback ci riporta ad una seduta precedente, nella quale la Zonfeld (che non dà credito ai racconti del suo paziente) comunica a Morlar che le accuse che si rivolge sono solo l’ulteriore conferma della sua psicopatolgia. In un crescendo sempre più “delirante”, l’uomo per convincere la dottoressa di non essere folle, fa schiantare (con la forza della volontà) davanti ai suoi occhi, un Jumbo, con trecento passeggeri a bordo. Un nuovo flash-foward ci riporta alla scena iniziale del film e scopriamo che la dottoressa, avuta la certezza dei poteri distruttivi dell’uomo, è la responsabile dell’aggressione all’inquietante scrittore. Nonostante sia stato dichiarato clinicamente morto, Morlar (con la sola forza del pensiero) dopo il crollo di una cattedrale nel centro di Londra, si appresta a far saltare in aria la centrale nucleare di Windscale.

Il film sfrutta l’idea (non proprio originale) che la scienza ufficiale non é in grado di fornire delle risposte “esaurienti” sui poteri paranormali dell’uomo. Gold sceglie (intelligentemente) di non dipingere Moriar come una creatura diabolica ed infernale ma come un eroe tragico e “dannato”, incapace di poter controllare i propri impulsi distruttivi. La Zonfeld è raffigurata, invece, come una professionista opaca e nell’ombra, incapace di comprendere (se non sul finale del film) il dramma nel quale si dibatte lo sventurato paziente. E sarà forse per questo motivo che il regista le regala un finale tragico; morirà, suicida, vittima dei poteri distruttivi del suo paziente. Tratto dal romanzo di Peter Van Greenaway, il film (anche se lento e a tratti deludente) è nel complesso, un onesto manufatto commerciale. Lee Remick, pur essendo affascinante e radiosa, appare statica e legnosa. Richard Burton e Lino Ventura sembrano aver perso lo smalto di un tempo e sonnecchiano davanti alla macchina da presa

 

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