Le donne del 6° piano (Les femmes du 6ème étage) di Philippe Le Guay – Francia- 2011

6 Dicembre 2024 | Di Ignazio Senatore

Parigi, 1962. Il maturo e pignolo Jean-Louis (Fabrice Luchini), esperto di finanza, e Suzanne Joubert (Sandrine Kiberlain), sono i genitori di due adolescenti, viziati e spocchiosi che frequentano il collegio.

Sei mesi dopo la morte dell’anziana madre di Jean-Louis, la vecchia governante in rotta con Suzanne, si licenzia su due piedi e allora i Joubert si trovano, di punto in bianco, a cercare una nuova domestica.

La scelta cade su Maria (Natalia Verbeke), una giovane spagnola che, come altre connazionali, per sfuggire alla dittatura franchista, si è trasferita nella capitale francese.

Maria è una cameriera inappuntabile e, ben presto, Jean-Louis rimane attratto dalla sua bellezza, dolcezza ed eleganza. Inoltre, lei si nutre dell’amicizia e del conforto di Concepción (Carmen Maura), Carmen (Lola Dueñas), Dolores (Berta Ojea), Teresa (Nuria Solé) e Pilar (Concha Galán), le altre domestiche che vivono con lei nel sottotetto del 6° piano del palazzo dove abitano i Joubert.

Jean-Louis, da sempre introverso e solitario, inizia a prendersi sempre più cura di quel variopinto, solidale e allegro manipolo di spagnole, dapprima con dei piccoli gesti, poi migliorando i servizi igienici del piano dove alloggiano e, infine, procacciando a Pilar il posto di portiera di uno stabile.

Senza dichiarare a Maria la propria passione, finirà per condividere con le spumeggianti cameriere delle gite fuori porta e addirittura, pur non essendo praticante, parteciperà con loro alle funzioni religiose in lingua spagnola, Suzanne intuisce che il cuore del marito sta battendo per un’altra donna e si convince che la rivale sia la signora De Brussolette (Audrey Fleurot), una vedova mangia-uomini che ha affidato a Jean-Louis i risparmi.

Dopo un banale litigio, Suzanne lo caccia di casa e Jean-Louis, finalmente libero, si trasferisce al 6° piano dove alloggiano le altre domestiche. Ai figli, che cercano di convincerlo a ritornare sui propri passi, dichiara che finalmente sente di far parte di una famiglia e, quando Maria gli confida di aver un bambino di otto anni, nato da una relazione con un altro padrone e che ha dovuto dare il piccolo in affidamento ad una famiglia…

Le Guay non sbaglia un colpo e s’affida a Luchini, attore feticcio, già presente nel suo film Il costo della vita (2003) e protagonista del successivo Molière in bicicletta (2013), per impaginare questa deliziosa e divertente commedia che trova linfa dai suoi ricordi infantili, vissuti al fianco di una tata spagnola.

Al centro della narrazione l’abitudinario e meticoloso Jean-Louis che può affrontare la giornata solo se l’uovo alla coque che mangia ogni mattina sia cotto per 3 minuti e mezzo esatti. 

Giorno dopo giorno intuisce che per sfuggire alla noia e alla routine matrimoniale l’unica via di fuga è quella di lasciarsi trascinare dalla contagiosa voglia di vivere di quelle domestiche che, seppur trattandolo con il rispetto che si deve ad “un padrone”, lo adottano come fosse uno di loro.

Il regista francese, con sagacia, mette al centro della vicenda la contrapposizione tra il gruppo di spagnole, allegre e solidali e quello borghese chiuso, arido e privo di gioia. Jean-Louis, infatti, si ritrova al fianco di Suzanne, una donna evanescente, perennemente stanca, alle prese con gli i suoi futili impegni mondani.

E quando lei lo accusa di interessarsi soltanto delle “serve spagnole” e non occuparsi di lei, con disarmante precisione, lui gli scandisce come ha trascorso l’ennesimo ogni mercoledì:

Alle undici sei andata dal pedicure, a mezzogiorno dalla sarta. Hai pranzato con Marie France alla Brasserie degli Alemanne, alle quattro hai fatto un salto da Carette per comprare dei dolci e sei rientrata giusto in tempo per il bridge con Colette e Nicole.”

Le Guay non rende zuccheroso l’innamoramento di Jean-Louis per Maria ma, intelligentemente, lo lascia quasi sottotraccia, ammantandolo di garbo e pudore.

Il regista parigino non punta al pamphlet sociologico, né mette al centro della narrazione la lotta di classe, ma descrive alla perfezione quella migrazione di cameriere spagnole, spesso sottopagate, che invase la Francia negli anni Sessanta, vittime di rapporti, spesso umilianti, che caratterizzavano, al tempo, i rapporti tra i padroni borghesi e i servi, che, come era prassi al tempo, vivevano nei locali sotto tetto. Piacevole la colonna sonora di Jorge Arriagada.

Per un approfondimento sul tema con schede film e commento critiche si rimanda alla lettura di “Cinema mon amour I 100 film francesi da amare” di Ignazio Senatore – Classi Editore – 2024

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