L’incubo di Janet Lind di Freddie Francis – 1964

13 Giugno 2015 | Di Ignazio Senatore
L’incubo di Janet Lind di Freddie Francis – 1964
Schede Film e commento critico di Ignazio Senatore
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Latrati di cani in lontananza. Una donna cammina senza meta in un appartamento che sembra un labirinto. Una voce di donna, che pare provenire dall’oltretomba, si rivolge a una ragazza e le dice: “Vieni da me, tesoro, ti sto aspettando. Dove sei? Sono qui, Janeth, aiutami, aiutami, ti prego. Ci hanno rinchiuse vero? Perché siamo pazze tutte e due”. Il film si apre con questo incubo notturno di Janeth Freeman (Jennie Linden), una ragazza diciassettenne, studentessa di un college inglese. Il giorno dopo è accompagnata a casa da Mery, un’insegnante che si è sempre presa cura di lei. Ad attenderla Grace Maddox (Moira Redmond), un’infermiera che le fa da dama di compagnia e alla quale una governante affettuosa ha svelato un inquietante segreto: Janeth è ossessionata dall’idea di poter impazzire da quando, sei anni prima, la madre aveva accoltellato il padre ed era stata rinchiusa in manicomio. A nulla sembrano servire le rassicurazioni del suo tutore Henry Baxter (David Knight) e delle persone che le sono intorno. Janeth, notte dopo notte, è sempre più in preda a incubi angoscianti ed è perseguitata dalla visione di una donna con il viso sfigurato che la invita a seguirla nei meandri dell’appartamento e da quella di un uomo con un coltello piantato nel petto. Janeth peggiora e viene rinchiusa in manicomio. E quando i domestici scopriranno che gli incubi di cui Janeth soffriva erano  il frutto di una messa in scena ordita da Henry e da Grace, si vendicheranno di entrambi.

Francis non arricchisce la vicenda con particolari intrecci narrativi, ma si limita a filmare la progressiva discesa nella follia della giovane protagonista. Le scene che mostrano Janeth che si aggira, terrorizzata, per i corridoi di casa, sono girate con rara sapienza e trasmettono allo spettatore un raccapricciante senso di angoscia e di inquietudine. Continuamente sospesa tra sogno e realtà, la pellicola è un incubo a occhi aperti dalla prima all’ultima scena. Uno splendido bianco e nero e una musica sibillina in sottofondo amplificano l’aspetto claustrofobico dell’intera vicenda. Sullo sfondo il morboso rapporto tra Baxter e la povera Janeth. Da antologia le ultime sequenze che mostrano la terribile vendetta dei domestici.

 

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