Little Odessa di James Gray – USA – 1994 – Durata 98’

19 Febbraio 2020 | Di Ignazio Senatore
Little Odessa di James Gray – USA – 1994 – Durata 98’
Schede Film e commento critico di Ignazio Senatore
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Joshua Shapira (Tim Roth), spietato killer a pagamento, ritorna a Brighton Beach nel natio quartiere ebreo-russo di New York per ammazzare su commissione un gioielliere iraniano. In città non mette piede da quando ha ucciso il figlio di Boris Volkov, il boss locale e ne ha bruciato il cadavere nel forno della discarica alla periferia della città. Da allora Arkady (Maximilian Schell), suo padre, non gli hai perdonato di aver esposto a dei notevoli rischi l’intera famiglia e, per proteggere Reuben (Edward Furlong), il figlio più piccolo, gli ha imposto di non incontrarlo. Disubbidendo al padre, Reuben rivede Joshua in gran segreto e l’informa che la madre Irina (Vanessa Redgrave), affetta da un tumore al cervello, sta morendo. Durante la breve permanenza in città Joshua riannoda i rapporti con Alla (Moira Kelly), la sua ex ragazza, riesce a dare l’ultimo saluto alla madre in fin di vita e porta a compimento la missione che gli era stata affidata. Ogni volta che incontra l’anziano genitore però sono scintille e, dopo l’ennesima umiliazione subìta, per cercare di mettere al riparo Reuben, il padre indica agli uomini di Volkov il posto dove scovare Joshua . Reuben, cresciuto con il mito del fratello maggiore, intuisce che il fratello è in pericolo e corre in suo aiuto. Joshua si rifugia su un terrazzo e, tra lenzuola stese ad asciugare, riesce a far perdere le sue tracce ma, in quel confuso gioco di ombre e di luci, i sicari colpiscono mortalmente Alla e Reuben. A Joshua non resta che bruciare il cadavere del fratello nel forno della discarica alla periferia della città.

Gray, ventiquattrenne regista esordiente, dirige un gangster atipico, cupo, dolente e senza speranze, ambienta la vicenda in una New York innevata e priva di sole e compone un affresco spoglio e disadorno sulla malavita di origine russa. Al toccante legame che unisce i due fratelli il regista contrappone il feroce odio che si scatena tra il padre, burbero e manesco ed il violento e spietato Joshua. Gray dosa bene la narrazione che raggiunge il più alto livello di tensione quando Joshia torna a casa e scopre che il padre ha picchiato Reuben. Il regista stempera di tanto in tanto la tensione mostrando i dialoghi leggeri e scanzonati che si scambiano i due fratelli e dona un tocco d’umanità all’anziano, arcigno e dispotico genitore. Da incorniciare gli sguardi silenziosi che Reuben lancia al fratello Yoshua e la poetica e vibrante sequenza della terrazza che fa un po’ il verso a Una giornata particolare di Scola. L’unico neo è un’odiosa musica celestiale, perennemente, sparata in sottofondo Leone d’argento al Festival di Venezia 1994. Coppa Volpi per Vanessa Redgrave. Rieditato con il titolo Il quarto comandamento.

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