L’orizzonte degli eventi di Daniele Vicari – Italia – 2005 – Durata: 115’

30 Gennaio 2023 | Di Ignazio Senatore

Ne L’orizzonte degli eventi, Max (Valerio Mastandrea) è un giovane ricercatore di fisica nucleare che lavora nel laboratorio collocato nel Gran Sasso, diretto da Pietro (Giorgio Colangeli). Insieme ad Anais (Gwenaëlle Simon), a Marta (Francesca Inaudi) e ad altri componenti del team, è impegnato nell’ambizioso progetto Helios che potrebbe portare ad importanti scoperte nel mondo della fisica. Pietro è chiamato ad un nuovo incarico e Max, divenuto il responsabile, si getta a capofitto nel progetto. Nervoso e irascibile, ha qualche frizione con i suoi collaboratori ed incapace di immergersi in una relazione affettiva significativa, tiene al guinzaglio le proprie emozioni, e porta avanti, svogliatamente, una relazione sfilacciata con Anais e non disdegna qualche scappatella con Marta. La conferenza stampa per illustrare i risultati del progetto è alle porte e Max, avendo intuito che il progetto a cui stanno lavorando non gli regalerebbe al team la conferma del finanziamento, nè il tanto atteso riconoscimento e prestigio da parte del mondo scientifico, falsifica i dati. Anais lo scopre, informa Pietro e Max è licenziato. Il mondo gli crolla addosso e, mentre è alla guida perde il controllo e l’auto esce di strada. Al risveglio si ritrova in un rifugio sui monti, e scopre che ad estrarlo dall’auto è stato Bajram (Lulzim Zeqja), un giovane pastore albanese. A contatto con la natura Max recupera forze ed energie ma è svuotato ancora dentro e piuttosto che far rientro a casa, resta ancora qualche giorno con Bajram e scopre che è ricattato da certi pericolosi individui……

Dopo il pulsante ed adrenalinico film d’esordio Vicari affida nuovamente a Mastandrea il ruolo di protagonista e spiazza tutti con questo film a doppia velocità; elettrico, accelerato e convulso nella prima parte ed apparentemente tranquillo e pacato nella seconda. Al centro della narrazione Max, ricercatore scorbutico e solitario, completamente immerso nel lavoro, dal quale spera di trarre la linfa necessaria per poter affrontare il mondo. L’incontro con Bajram e con i tempi e i ritmi della natura, pacificherà (forse) la sua anima, ma non gli donerà il ristoro necessario per mettere ordine nella propria vita. In questo film dove i tempi sono dilatati, Vicari, con uno sguardo distaccato, punta la mdp sul volto di Mastandrea e se, nella prima parte, predilige il buio e gli interni freddi e asettici del laboratorio del Gran Sasso, nella seconda diventano protagonisti la luce e le distese  verdi della montagna abruzzese. Un film amaro, carico di un pessimismo ideologico/esistenziale, dove in due mondi totalmente contrapposti i due protagonisti non trovano pace; lo scienziato Max non riesce a dare un senso alla propria vita e Bajram sarà travolto da un tragico destino. Il titolo del film rimanda ad un concetto di fisica che rimanda ad un punto di non ritorno.

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