L’oro di Napoli di Vittorio De Sica – Italia – 1954

21 Dicembre 2014 | Di Ignazio Senatore
L’oro di Napoli di Vittorio De Sica – Italia – 1954
Schede Film e commento critico di Ignazio Senatore
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Film ad episodi. Ne  “I giocatori” il conte Prospero (Vittorio De Sica) giocatore incallito è sempre senza il becco di un quattrino. Il conte ha la passione del gioco nel sangue, pur di continuare a nutrire la propria passione per il gioco sfida a scopa Gennarino (Pierino Bilancione) un ragazzino figlio del portiere, costretto a sfidarlo a carte che lo sconfigge, inesorabilmente, ogni partita. Incapace di accettare la realtà (Gennarino è più bravo di lui a giocare a carte) il conte invoca dapprima la sfortuna e poi, per mostrare al suo sfidante di non temerlo, diserta la realtà ed invece di mettere in palio oggetti concreti, fa riferimento a dei poderi, a delle tenute e a delle proprietà di cui non dispone più dal momento che è stato interdetto dalla moglie. Dopo l’ennesima sconfitta il conte perde il controllo e, gettate in aria le carte da gioco, si allontana dalla stanza, furioso ed arrabbiato, inseguito dal portiere che, con le buone, prova a calmarlo. L’episodio, delizioso e divertente, ridicolizza, in maniera ironica, l’ossessione del gioco e sopratutto l’inestinguibile e compulsiva sete di rivincita che assale chi è posseduto dal demone dell’azzardo. La prima partita è d’appannaggio di Gennarino che straccia nove a zero il conte che, stizzito, gli chiede la rivincita e gli dice: “Mi gioco l’intero palazzo, dalle cantine al tetto. “  Il conte continua a perdere e nel prosieguo del gioco finisce per aumentare ancora più la posta in palio:  “Aggiungo al palazzo la mia tenuta di Sparanise con il frutteto, vigneto, bosco e tutto.“  Dopo l’ennesima sconfitta si rivolge a Gennarino e gli dice: “Al palazzo ed alla tenuta aggiungo anche la giacca”. Con arguzia il regista non solo sottolinea la sproporzione delle puntate del conte rispetto al contesto ma lascia intendere che Gennarino ha ben intuito il valore funzionale della posta in gioco e che, con aria rassegnata, continua a giocare a carte con lui solo per non deludere il padre.

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