Ignazio Senatore intervista Luca Miniero: “in Benvenuti al Sud”, oggi inserirei un leghista, un corpo estraneo al Sud

26 Gennaio 2020 | Di Ignazio Senatore
Ignazio Senatore intervista Luca Miniero: “in Benvenuti al Sud”, oggi inserirei un leghista, un corpo estraneo al Sud
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Sono passati dieci anni da quando “Benvenuti al Sud” usciva nelle sale italiane, per la regia di Luca Miniero. Remake del film “Giù al Nord” (2009) di Dany Boon fece incetta di premi e di nomination ai David di Donatello e ai Nastri d’Argento e sbancò al botteghino, diventando, a tutt’oggi, l’undicesimo miglior incasso italiano di tutti i tempi.

Com’è nata l’idea di girare il remake del film francese?

Mi era piaciuto tantissimo e mi sembrava naturale raccontarlo e trasportare la vicenda in Italia. Ho parlato con Cattleya e Medusa, che avevano i diritti del film, e ho scritto la sceneggiatura assieme a Massimo Gaudioso. In verità questa contrapposizione tra Nord e Sud c’era già in “Così parlò Bellavista” e in “Incantesimo napoletano”, un mio film precedente diretto con Paolo Genovese. Al di là del successo al botteghino quello che mi ha lusingato di più è che il film fu definito “il più italiano dei film francesi”.

La scelta di Santa Maria di Castellabate?

In realtà erano state valutate anche altre location, ma avevamo in mente un Sud meno da cartolina e piuttosto che girarlo nella penisola sorrentina, abbiamo sclto il Cilento, una terra più selvaggia e lontana dai grandi centri urbani.”

E quella del cast?

L’idea di puntare su Claudio Bisio e Alessandro Siani fu immediata. Poi le altre sono venute a poco a poco. Quella di Valentina Ludovini nacque dopo averla vista in “Fortapàsc”, dove interpretava la fidanzata di Giancarlo Siani, e ne “La giusta distanza”. Con lei volevamo proporre una ragazza del Sud, in stile Sofia Loren. Poi abbiamo pensato, con molta naturalezza, a Nando Paone, a Giacomo Rizzo e a tutti gli altri.

Se dovesse girarlo oggi, quali cambiamenti introdurrebbe nello script?

Inserirei certamente un leghista per ribadire come siano un corpo estraneo alla gente del Sud. Un fenomeno quello della Lega, che non riguarda solo la Campania, ma tutto il Meridione. Non mi va di parlare di politica ma, sinceramente, non comprendo come si sia sviluppato al Sud, dopo che ci hanno insultato per anni.

Qual è stata secondo lei la forza del film?

Il mettere alla berlina i luoghi comuni e la rappresentazione in negativo del Sud. Risultato? A Bisio per scendere al Sud, non serviva il giubbotto antiproiettile. Nel film c’è, infatti, un Sud orgoglioso, che si riscatta, che ha voglia di lavorare, lontano dall’autocommiserazione e dal clichè di “Gomorra.”

Articolo pubblicato su il Corriere del Mezzogiorno – 26.1.2020

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