“Mo’ better blues: Cinema e colonne sonore” – Rivista Espressivo n. 27 Febbraio 2018

18 Giugno 2018 | Di Ignazio Senatore
“Mo’ better blues: Cinema e colonne sonore” –  Rivista Espressivo n. 27 Febbraio 2018
Articoli di Ignazio Senatore sui rapporti tra Cinema e psiche
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Staffa è il nome del più leggero e piccolo osso del corpo umano. Sta nell’orecchio e dalla sua cavità passa il sonoro. Altri ossicini accanto hanno nomi di arnesi: incudine, martello. L’ascolto è più officina che sala di concerto. Poi il suono attraversa una serpentina di nome labirinto, trova l’uscita e arriva al cervello, fine della corsa. L’ascolto è un onda che non torna indietro.

Quest’affermazione, presa a prestito dal magnifico testo di Erri DeLuca “La musica provata” ci inoltra nei complessi ed intricati rapporti tra musica, mente e corpo. Sin dall’antichità, l’uomo non poteva non essere attratto dal fascinodella musica, utilizzata, spesso anche come rimedio medicale. Pindaro narra che Asclepio cominciò a guarire gli ammalati con canti dolci e cullanti, Ovidio racconta nella “Metamorfosi” il mito del vecchio veggente Melampo che strappò alla pazzia la figlia del re di Tirinto “per carmen et herbas” ed è noto che, fin dal 1884 esisteva la Gilda di Santa Cecilia, un’orchestra da camera per il trattamento dei malati di nervi. Abbandonate le fascinazioni psichiatriche e, facendo appello alla mia identità di critico cinematografico, nel corso del mio intervento, proporrò una rilettura dei rapporti tra cinema e musica e citerò commenti di registi e compositori sul tema, tratti alcuni miei volumi. Su tutti “Il miglior commento musicale è il silenzio” come dichiarò, in maniera proditoria, Robert Bresson, a cui fece eco Andrej Tarkowskji: “Il metodo più banale ma, purtroppo, quello più diffuso, è la correzione.; migliorare con la musica un brutto materiale, colorare una scena o un episodio non riuscito. Si verifica assai di frequente: quando un film sta cadendo a pezzi, si comincia a usare la musica. Ma questo non salva il film, è tutta un’illusione.” Tra le diverse riletture sull’uso della musica nei film, spesso contrastanti fra loro, a fare, forse, chiarezza è il grande Ennio Morricone che afferma:

Prima di tutto penso che un film si vada a vedere e non a sentire. O almeno, questa è l’aspettativa di gran parte del pubblico che si reca al cinema. La musica, allora, si trova in una posizione più nascosta, in questo senso viene assorbita in maniera più subdola. Essa riesce a consigliare, a suggerire e a trasportare altrove proprio perché viene spesso vissuta come una suggestione non percepita coscientemente. In altre parole, la musica mostra ciò che non si vede, può contraddire ciò che si dice o, viceversa, raccontare qualcosa che l’immagine non svela.

A chiudere il cerchio le più belle frasi film sulla musica. Il titolo? Un chiaro omaggio all’omonimo film di Spike Lee del 1990.

Pubblicato sulla Rivista Espressivo n27. Febbraio 2018

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