Momenti di gloria (Charitos of fire) di Hugh Hudson – G.B – 1981 – Durata: 124’

23 Luglio 2022 | Di Ignazio Senatore

Sono alle porte le Olimpiadi di Parigi del 1924. Lo scozzese Eric Liddel (Ian Charleson),  fervente cattolico, si allena per gareggiare nei centometri. Convinto che la sua velocità sia un dono del Signore, e confida alla dolce Jennie (Cheryl Campbell) che, al termine delle Olimpiadi, volerà in Cina, per seguire la sua vocazione di missionario. Harold Abrahams (Ben Cross), ebreo, è anche lui un velocista, ma gareggia su una distanza maggiore e s’affida all’esperienza di Sam Mussabini (Ian Holm), allenatore esperto e navigato, che lo aiuta a correggere la falcata ed a armonizzare la corsa. I Entrambi partono per Parigi assieme alla squadra inglese di atletica e, giunti nella capitale francese,  Liddel scopre che nella gara di qualificazione dovrebbe gareggiare di domenica. Deciso a rispettare la festività religiosa, comunica al Comitato Olimpico che non ha nessuna intenzione di correre. Per evitare un incidente diplomatico, su suggerimento del suo amico e compagno di squadra Lord Andrew Lindsay (Nigel Havers), Lidell gareggia al suo posto, in un giorno non festivo e nei quattrocento metri. Riusciranno i due campioni a salire sul podio?

All’esordio Hugh Hudson sbanca (immeritatamente) nella notte degli Oscar, rastrellandone un paio. Il regista inglese ha il pregio di raccontare una storia che non mette al centro della vicenda la spesso abusata figura del pugile o del campione di baseball, ma due atleti che corrono, come fulmini, sulla pista d’atletica. La prima parte è ambientata negli snob ambienti del college di Cambridge e, con un montaggio alternato, Hudson mostra i due atleti che si allenano, sorridenti, con delle divise stirate a puntino, incoraggiati dal tifo di studenti ed amici. Vestiti come damerini, con camicie inamidate ed abiti di classe, una volta arrivati a Parigi, frequentano degli altezzosi lord ed il principe di Galles. Le gare durano un soffio, ma al regista interessa soprattutto tracciare il ritratto dei due atleti, completamente diversi tra loro; il supercattolico Liddel, accusato dalla stampa di essere un fanatico religioso per la sua scelta di non voler gareggiare di domenica, un atleta che si divide tra la pista ed il coro della chiesa ed il più misurato e quadrato Harold. Ma a ben guardare la vera forza del film è nella magica colonna sonora di Vangelis che, per la sua evocativa bellezza, è stata presa a simbolo delle imprese sportive. Oscar 1981 miglior film, sceneggiatura originale, colonna sonora, costumi.

Per un approfondimento sul tema “Cinema e sport” si rimanda al volume di Ignazio Senatore “Quando il campione recita”, edito da Absolutely Free.

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