Ignazio Senatore intervista Myriam Candurro: dalla laurea in lettere classiche a Un Posto al sole

28 Aprile 2021 | Di Ignazio Senatore
Ignazio Senatore intervista Myriam Candurro: dalla laurea in lettere classiche a Un Posto al sole
Senatore giornalista
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Bella, simpatica ed elegante, è entrata in punta di piedi nelle case degli italiani, interpretando le fiction di maggiore successo da Don Matteo 5 a La squadra 7 a Capri 3. Senza però disertare le commedia il cinema come La seconda volta non si scorda mai, al fianco di Alessandro Siani o I peggiori con Lino Guanciale, Biagio Izzo ed Ernesto Mahiueux.
Come nasce l’idea di diventare attrice?
Sin da bambina avevo la sensazione che quello che vivevo non mi bastava ed avevo voglia di raccontare storie che non mi appartenevano. Mi sentivo bene quando, nelle recite a scuola, mi immedesimavo ed entravo in empatia con i personaggi.
Monica Bellucci diceva: “In Francia le attrici si chiamano mademoiselle a ogni età, forse perché sono bambine che non crescono mai.”
Si, anch’io dico sempre che sono pagata per continuare a giocare e tornare ad essere bambina. Eppure questo desiderio di recitare, di diventare attrice non si era tradotto in nulla, al punto che avevo proseguito l’università e mi sono laureata in Lettere Classiche.
Il suo esordio professionale?
La mia migliore amica lesse la sceneggiatura di Certi bambini di Andrea e Antonio Frazzi e mi disse che, a suo parere, la protagonista non potevo che essere io e mi spinse a fare i provini che superai con successo.
Quanto ha contato la bellezza nella sua carriera?
Sicuramente tanto, anche se non l’ho mai sfruttata. Anzi, per i ruoli che mi interessavano davvero ho cercato sempre di abbassare i toni. Ricordo, infatti, che al provino del film “Veleno” di Diego Olivares, mi presentai, imbruttita. Avevo calcato le sopracciglia perché volevo che uscisse fuori il dramma e non l’estetica.”
Ha interpretato le maggiori fiction di successo italiane, da Capri a Un posto al sole. Come lavora per entrare in quei personaggi?
Un personaggio cinematografico si deve raccontare in due ore, quello di una fiction ha una parabola più ampia e non é necessario che il ruolo sia così definito. Io cerco sempre di dare un carattere a tutti i personaggi che interpreto ed è quello che ti da il segno e che ti permette di dire le battute in un modo o in un altro.
Che emozione prova quando la fermano per strada?
Un posto al sole” è collocato in una fascia oraria che, per quanto puoi fare zapping, ti capita di vedere, gioco forza, anche solo per qualche minuto e questo ti restituisce una notorietà incredibile. Quando fui invitata al Festival del Cinema di Venezia, ero al fianco di attrici di un certo calibro, che io stesso guardavo con ammirazione. Mi accorgevo che ero riconosciuta e loro no. Se sei un personaggio popolare devi mettere in conto che incontri persone che ti chiedono di fare un selfie, ma questa è un’emozione bellissima. Il giorno in cui non mi fermeranno più, mi preoccuperò. Non mi riferisco alla fama, il punto è un altro; è che ti viene dato proprio dell’affetto. Le persone, prima di questo periodo di lockdown, legato al COVID 19, mi fermavano e mi chiedevano il bacio e mi salutavano come una persona di famiglia. Questo significa che sei arrivata al cuore delle persone, anche se fai un prodotto di massa, come le fiction televisive. Il fatto che arrivi alla gente è una cosa meravigliosa.
Sophia Loren diceva: “Guarda che è una tragedia, perché se io esco con gli occhiali neri e un foulard nessuno mi riconosce. Porca miseria, bastano un foulard e un paio di occhiali neri e non sono più nessuno, niente. Però se me li levo, non posso andare al cinema, non posso andare da nessuna parte.
E’ così. In Italia mi fermano dovunque mi trovi. Solo quando vado all’estero mi ricordo cosa significa camminare per strada e posso guardare in faccia la persona che hai di fronte, perché se lo faccio in Italia significa che offro l’occasione per essere riconosciuta.”
I suoi prossimi impregni cinematografici?
Ho due film fermi. Il primo segna l’esordio del regista napoletano Paolo Cipolletta con Fino ad essere felici con Francesco Di Leva, Gianfranco Gallo ed Ernesto Mahieux e il secondo è Come prima per la regia di Tommy Weber con Antonio Folletto e Francesco Di Leva e Massimiliano Rossi.
E’ sposata e madre di due bambini. Come fa a conciliare la sua carriera d’attrice con lo padellare in cucina?
Faccio i salti mortali, come lo fanno tutte le donne che lavorano. Ho un marito paziente che mi da una mano e, fortunatamente, questi due ultimi film girati a Napoli mi hanno permesso di stare accanto ai miei cuccioli.
Articolo pubblicato sulla Rivista Dodici – Aprile Giugno 2021-

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