“Noi ce la siamo cavata” di Giuseppe Marco Albano

5 Gennaio 2023 | Di Ignazio Senatore
“Noi ce la siamo cavata” di Giuseppe Marco Albano
Senatore giornalista
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Nel ’92 uscì nella sale “Io speriamo che me la cavo”, per la regia di Lina Wertmuller, tratto dall’omonimo volume del maestro Marcello D’Orta, che raccolse i temi più singolari composti dagli scolari napoletani. Da quel film, per un’idea di Adriano Pantaleo, è nato un doc “Noi ce la siamo cavata”, per la regia di Giuseppe Marco Albano, che verrà presentato stasera, in anteprima, al cinema Vittoria (ore 20,30). L’attore napoletano, una carriera spesa tra apparizioni televisive, cinematografiche e teatrali (su tutte quelle al teatro Nest di San Giovanni a Teduccio, da lui fondato assieme a Francesco Di Leva), aveva sette anni, quando interpretò Vincenzino. Come il titolo del doc evoca, Pantaleo funge da file rouge e intervista i protagonisti che trentun anni fa, interpretarono, come lui, gli alunni della 3 B, classe della scuola di Corzano, paesino immaginario del napoletano. Accanto alla simpatica ricostruzione del clima che si respirava al tempo sul set, arricchita da spiritosi aneddoti, emerge come, a distanza di anni, quell’esperienza sia ancora viva nel ricordo di tutti loro. I più rievocano la sorpresa nell’imbattersi in Paolo Villaggio che, per esigenze di copione, non solo aveva i capelli un po’ imbiancati e la barba, ma era completamente diverso dal mitico personaggio del ragionier Ugo Fantozzi che lo aveva reso famoso. Altri, invece, sottolineano come la Wertmuller si rapportava con loro con durezza e severità ma anche con infinita bontà. Il doc ricostruisce anche la genesi del film, prodotto da Ciro Ippolito, che comprò i diritti del libro e che, inizialmente, chiese a Fellini di dirigerlo. Il grande regista riminese pensò di ricostruire una parte di Napoli a Cinecittà, ma Ippolito non potendo garantire economicamente i costi dell’operazione, pensò dapprima a Francesco Rosi, poi, su suggerimento di Paolo Villaggio, che gli chiese di vestire i panni del maestro Marco Tullio Sperelli, affidò la regia a Lina Wertmuller. Nel corso del doc Isa Danieli, Gigio Morra, Ciro Esposito, Paolo Bonacelli e Pietro Bontempo rievocano i rapporti con i giovani interpreti di allora. Non potevano mancare immagini di repertorio con Villaggio e la Wertmuller che commentano il film al tempo in lavorazione e alcune scene che mostrano come la regista romana dirigeva, con partecipazione, i diversi componenti del cast. Il doc si chiude con la domanda di Pantaleo alla Wertmuller sul destino di Napoli e la regista risponde con un ottimistico: “Napoli se la cava sempre.”

Articolo pubblicato su Il Corriere del Mezzogiorno – 5.1.2023

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