Ossidiana di Silvana Maja – Italia – 2007 – Durata 90’

10 Luglio 2022 | Di Ignazio Senatore

Napoli, anni Sessanta. Dopo aver vissuto le stagioni delle avanguardie artistiche, dal futurismo al cubismo, Emilio Notte (Renato Carpentieri), anziano direttore dell’Accademia delle Belle Arti, nutre ancora un grande ascendente sui suoi allievi, tra questi spicca Maria Palliggiano (Teresa Saponangelo), una giovane pittrice napoletana, dotata di grande talento.

Emilio è un gran seduttore e, seppur sposato, strega il cuore di Maria. Dalla loro relazione nasce Riccardo. Rimasto vedovo, Emilio sposa Maria che prova, con grandi sacrifici, a coniugare il ruolo di madre a quello di pittrice. Emilio critica aspramente i suoi lavori e, freddo e scostante, continua a correre dietro le sottane.

Maria, delusa e sconfitta, crolla psicologicamente. Dopo un ricovero in un reparto di psichiatria, subisce numerosi ESK e quando ritorna a casa scopre che al fianco di Emilio c’è Anna, la sua nuova fiamma. La sua mente, ormai in disordine, la spinge a togliersi la vita nel bagno di casa, con un colpo di pistola alla tempia, a soli trentasei anni.

Con mano ferma Maja traccia la tormentata vicenda di un’artista poco conosciuta al largo pubblico. Fragile ed insicura, Maria è descritta come una donna che aveva cercato, invano, in Emilio, non solo affetto e sostegno ma soprattutto un riconoscimento per le proprie qualità artistiche.

La discesa nella follia della protagonista, descritta in maniera lenta e graduale, esplode nella seconda parte del film e culmina con il ricovero di Maria in una struttura psichiatrica.

Vestita con un anonimo camicione bianco, sottoposta ad ESK, s’aggira come uno spettro per il reparto, vittima di allucinazioni visive ed uditive e corrosa da un franco delirio paranoideo.

Sola ed abbandonata da tutti, trova l’unico conforto nella madre che le sta vicino e che cerca, senza successo, di rassicurarla e di contenere le sue angosce. La figura dello psichiatra è completamente sullo sfondo ma, nelle brevi sequenze in cui compare, sembra incapace di entrare empaticamente in contatto con Maria.

La scena del suicidio è girata con delicatezza e senza sbavature ed è ammantata da un’incredibile tristezza e disperazione. Il titolo del film fa riferimento all’ossidiana, pietra vulcanica, utilizzata un tempo per fabbricare arnesi taglienti, caratterizzata da un misto di tenerezza e durezza.

Per i rimandi filmografici, le schede film ed un esaustivo approfondimento sul tema si rimanda ai volumi “Cinema Mente e Corpo” e “Cinema (italiano) e psichiatria” di Ignazio Senatore – Zephyro Edizioni.

 

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