Paese selvaggio (Wild in the country) di Philip Dunne – USA-1961- Durata 115’

3 Dicembre 2020 | Di Ignazio Senatore
Paese selvaggio (Wild in the country) di Philip Dunne – USA-1961- Durata 115’
Schede Film e commento critico di Ignazio Senatore
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Dopo la morte della madre, avvenuta quando aveva nove anni, Glenn Tyler (Elvis Presley) è diventato un piccolo ribelle e, per aver rubato, completamente ubriaco, un’auto, ha già alle spalle dei precedenti con la legge. Dopo una scazzottata con il fratello maggiore, il padre, un uomo  ubriaco e violento, si batte perché sia rinchiuso in carcere ma, nel corso di un  processo lampo, Glenn è affidato, in libertà condizionata allo zio materno e costretto a fare delle sedute con la dottoressa Irene Sperry (Hope Lange), una giovane  psichiatra. Lo zio è uno spilorcio, gli da una paga da fame per tutte le ore che lavora nel suo negozio di liquori ma in casa c’è sua figlia Nora (Tuesday Well), una ragazza madre, tenera e graziosa, che inizia a ronzargli intorno ed a farli le fusa. Ma Glenn è fidanzato con Betty Lee (Mille Perkins), una fanciulla tranquilla, senza grilli per la testa che ha strappato a Cliff (Gary Lockwood), il bulletto della città. Glenn accetta controvoglia la terapia con la dottoressa che gli suggerisce  di iscriversi all’università per coltivare le sue indubbie doti di scrittore. Una notte, complice un uragano, Glenn e la dottoressa sono costretti a dormire in un motel. Cliff li scopre ed inizia a spettegolare; Glenn è segretamente innamorato della dottoressa e affronta Cliff che, dopo una scazzottata, s’accascia di schianto a terra e muore. Glenn è accusato di omicidio e la dottoressa, per lo scandalo, tenta il suicidio. Nel finale, si scopre che Cliff era ammalato da tempo di cuore; giudicato innocente, Glenn, segue i suggerimenti della dottoressa e lascia la città per iscriversi all’Università. 

Melodramma che ruota tutto intorno al mitico Elvis, ribelle dalla faccia d’angelo che, nel corso del film, canta un paio di canzoni e s’innamora di (quasi) tutte le donne che incontra. Il regista mostra un’umanità dolente (la madre di Glenn è morta quando il figlio aveva nove anni; Nora è una ragazza madre alla disperata ricerca di un affetto, la dottoressa ha un matrimonio fallimentare alle spalle) e impagina una storia che non brilla per originalità. Nel corso del film Glenn riesce a non farsi incastrare dallo zio, che prova in tutti i modi a fargli sposare Nora, tronca con la love-story con la sbiadita Betty e finisce per innamorarsi della dottoressa, che non sembra insensibile al suo fascino e, pur struggendosi per lui, dopo mille tentennamenti, respinge le sue avances. Il titolo del film è un chiaro riferimento agli intrighi che attraversano la piccola comunità ed è rinforzato da un commento che Betty rivolge al ribelle e turbolento Glenn: “Tu sei troppo selvaggio, come un porcospino che non si può toccare.” Dal romanzo The lost country di J.R. Salamanca.

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