Panico a Needle Park (The panic in Needle Park) di Jerry Schatzberg – USA – 1971 – Durata 110’ – V.M 14

21 Dicembre 2014 | Di Ignazio Senatore
Panico a Needle Park (The panic in Needle Park) di Jerry Schatzberg – USA – 1971 – Durata 110’ – V.M 14
Schede Film e commento critico di Ignazio Senatore
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Dopo essersi affidata ad un medico senza scrupoli, Helen (Kitty Winn) abortisce e si lega a Bobby (Al Pacino) un tossicomane sempre a corto di quattrini che spaccia a Needle Park e si rifornisce da Santo, un pezzo grosso del giro. Helen smette di prostituirsi e lavora come cameriera in un fast food ma dopo poco si licenzia e preferisce trascorrere le giornate ciondolando per la città e bucandosi insieme al suo amato. Bobby tenta di fare un colpo con suo fratello Hank (Richard Bright) ma è pizzicato dalla polizia e va in galera. Helen ritorna a battere i marciapiedi e quando Bobby esce dal carcere ritorna con lui. Schiava dall’eroina, Helen inizia a spacciare pasticche che rimedia da medici compiacenti ma è smascherata dalla polizia e rischia un paio di anni di carcere. Hotch (Alan Vint), un astuto detective della narcotici, propone ad Helen di non spedirla in galera se lo aiuta ad incastrare Bobby che, rientrato nel giro, è in attesa di un grande quantitativo di droga da spacciare. Lei è titubante, prende tempo ma alla fine cede e tradisce il suo uomo che finisce nuovamente dietro le sbarre. Bobby sconta la pena, Helen lo aspetta all’uscita del carcere ed i due, a testa bassa, se ne ritornano insieme a casa.

Pellicola molto datata che va ricordata non tanto per il valore estetico ma perché segna la prima apparizione come protagonista di Al Pacino sullo schermo. Più che lo scavo psicologico dei personaggi a Schatzberg interessa proporre un taglio sociologico alla vicenda e mostrare la solita New York degradata e popolata da un gruppo di tossicodipendenti disposti a tutto pur di farsi una pera. Bobby è descritto come il classico sbandato, su di giri, un po’ spaccone e con un sorriso sempre stampato sul volto; Helen, come una povera diavola, alla ricerca disperata di un’impossibile felicità e con un infanzia dolorosa alle spalle. Il regista prova a dare un tocco realistico alla vicenda e, con dei primi piani ravvicinati, indugia impietosamente sugli aghi, sui lacci e sulle braccia martoriate dalle pere dei protagonisti. Dal romanzo omonimo di James Mills. Premio come migliore attrice a Kitty Winn al Festival di Cannes (1971)

 

 

 

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