Paolo il caldo di Marco Vicario – Italia – 1973 – Durata 124’ – V.M 14

21 Dicembre 2014 | Di Ignazio Senatore
Paolo il caldo di Marco Vicario – Italia – 1973 – Durata 124’ – V.M 14
Schede Film e commento critico di Ignazio Senatore
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Catania. Sin da quando è adolescente, Paolo è travolto dai primi turbamenti e a attirare le sue attenzioni è Giovanna (Ornella Muti), dolce e conturbante servetta.

In famiglia i maschietti collezionano conquiste femminili; il nonno Paolino (Lionel Stander) amoreggia da anni con Giovanna e lo zio Edmondo (Gastone Moschin) non disdegna le avventure galanti con fanciulle molto più giovani di lui.

Giovanna introduce Paolo ai piaceri della carne ma, per i suoi comportanti fin troppo disinibiti, è allontanata da casa.

L’unico che non sposa questa dissipata ed erotizzata visione del mondo, è Michele (Riccardo Cucciola), il papà di Paolo, un socialista ante-litteram, mite e taciturno, che sogna un’umanità dove non esistono più né schiavi, nè padroni.

Soffocato da quel clima familiare, che trasuda di sesso, si suicida, con due colpi di fucile. Sconvolto per la morte del padre, e dopo aver preso atto che lo zio Edmondo è diventato l’amante della madre (Marianne Comtell), Paolo si trasferisce a Roma, dove nei salotti della borghesia capitolina, nel solco della tradizione familiare, si ritaglia la fama del focoso amatore siciliano.

Cadono tra le sue braccia Lilia (Rossana Podestà), la principessa Beatrice Banchedi (Adriana Asti) e Ester (Pilar Velasquez), una battagliera comunista.

Ritornato nell’amata Catania per assistere ai funerali della madre, sposa Caterina (Neda Arneric), la figlia di Caterina (Barbara Bach), una farmacista che anni addietro voleva portarsi a letto.

Ma il suo matrimonio naufraga ben presto e, dopo essere stato abbandonato dalla moglie, consapevole del fallimento della propria vita, si rifugia, in lacrime, tra le braccia di una materna prostituta (Femi Benussi).

Tratto dall’omonimo romanzo incompiuto di Vitaliano Brancati, pubblicato postumo, e ambientato a cavallo della Seconda Guerra Mondiale, il film è uno struggente e decadente ritratto del protagonista, un barone erotomane, schiavo della compulsiva passione per le donne.

Paolo è descritto come un uomo che, per anni, si è inebriato delle conquiste femminili ma, con il passar del tempo, sempre più arido e solo, ha finito per essere schiavo di una sessualità che, da gioiosa, è diventata per lui una condanna.

Di fatto la sua continua ricerca di avventure si è tradotta negli anni in un rituale compulsivo, vuoto e meccanico, dal quale non riesce più a sottrarsi.

Vicario divide idealmente il film in tre parti: nella prima lascia molto spazio ai turbamenti del giovane Paolo; nella seconda mostra il focoso e irresistibile protagonista che fa strage di cuori nella capitale e, nella terza, la più sofferta, ci mostra Paolo, ormai cinquantenne, che prova a scacciare quel demone della lussuria, che lo divora dentro.

Il film è venato da una sofferta melanconia, ma non mancano le scene divertenti, le battutacce maschiliste, e alcune trovate di grande spirito; su tutte la scena di Lilia che, per evitare le scappatelle di Paolo, con il cotone, gli cuce la patta dei pantaloni.

Non mancano i nei: su tutti la prolungata scena che mostra Michele che, prima di morire, mette in guardia Paolo dal dissipare in sterili avventure amorose la propria esistenza.

In questa commedia amara, che non sposa, a dir il vero, i toni di quella propriamente sexy, non mancano le scene di nudo femminile.

Vittorio Caprioli compare nelle prime battute del film, e, interpreta il ruolo di Salvatore Rapanula, il farmacista, zio di Anna che, sul finale accoglie Paolo, ritornato a Catania molti anni dopo, e acconsente alle nozze di Caterina.

Un super Giannini è affiancato da una splendida Rossana Podestà, allora moglie di Vicario, già interprete di Homo eroticus e L’uccello migratore, entrambi al fianco di Lando Buzzanca, il primo per la regia del marito e la seconda di Steno.

Nel cast Mario Pisu, nei panni del principe Bianchedi, Alberto Lionello in quello di un pittore e Orchidea De Santis di una prostituta.

Quest’ultima è una dei volti più noti nelle commedie sexy, a partire dal 1972, anno nel quale compare in ben quattro boccacceschi; Le calde notti del Decameron di Gian Paolo Callegari, Il Decamerone proibito di Carlo Infascelli, Il Decameroticus di Pier Giorgio Ferretti e Beffe, licenze et amori del Decamerone segreto di Giuseppe Vari.

 

Per un approfondimento sul tema si rimanda al volume di Ignazio Senatore “La commedia sexy alla napoletana Enzo Cannavale, Vittorio Caprioli Carlo Giuffrè”, edito da Il Foglio Letterario – 2024

 

 

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