Sulmona. Come ogni anno, in occasione delle feste natalizie nonna Trieste (Pia Velsi) e nonno Saverio Colapietro (Paolo Panelli), ricevono la visita dei loro amati figli, sparsi per l’Italia. Lina (Marina Confalone) è sposata con Michele (Tommaso Bianco); Alessandro (Eugenio Masciari) con Gina (Cinzia Leone); Milena (Monica Scattini) con Filippo (Renato Cecchetto) e Alfredo (Alessandro Haber) è un single.
La vigilia di Natale scorre serenamente tra battute e qualche nostalgica rievocazione dei tempi andati.
Ma il clima muta di colpo quando, nonna Trieste, durante il pranzo di Natale, comunica loro che lei e suo marito hanno pensato di non voler più trascorrere i loro ultimi anni da soli e, scartata l’idea dell’ospizio, hanno deciso di andare a vivere con uno dei figli; chi li ospita, avrà la metà della loro pensione e in eredità la casa paterna.
I figli abbozzano un sorriso di facciata, ma piombano nello sconforto più totale. Senza lasciar trapelare nulla ai genitori, mentre spuntano vecchi rancori e antiche rivalità, ognuno dichiara di non essere disposto a mutare i propri equilibri.
La situazione sembra senza sbocchi quando la televisione annuncia che una casa è scoppiata per una fuga di gas. Bastano pochi sguardi d’intesa e, di comune accordo, i figli regalano ai due vecchietti una stufa a gas.
La notte di San Silvestro i genitori saltano in aria mentre i figli brindano e festeggiano al veglione.
Commedia salace e graffiante, imbevuta di umorismo nero, che offre un desolante e feroce spaccato della famiglia media italiana, che mangia a tavola con la televisione accesa, passa la notte di Natale giocando a tombola, si scambia i regali, condivide pettegolezzi e convivialità, nascondendo sotto la sabbia bugie, veleni, meschinità e ipocrisie.
Il regista affida a Mauro (Riccardo Scontri), figlio di Lina, il compito di fungere da voce narrante e di legare i diversi frammenti della narrazione.
Monicelli colora i diversi personaggi e li descrive come degli inguaribili nevrotici, frustrati e insoddisfatti; Michele non può vivere senza assumere ansiolitici; Lina soffre di colite; Milena piange e si dispera perché non ha figli; Gina, fin troppo disinibita, tradisce il marito, si concede una scappatella con Michele e si fa immortalare con lui in delle foto osé pubblicate su un giornale porno.
Alcuni scambi sono arguti e divertenti. Alfredo confessa ai parenti di non poter prendersi carico dei genitori perché convive con un uomo e, dovendo fornire una spiegazione del perché sia diventato gay, dirà: “Cosa vi aspettavate da un bambino cresciuto da un padre succube e da una madre iperprotettiva?”.
Monicelli cede un po’ al bozzettismo e carica eccessivamente i personaggi, ma il film tiene e il cinico e velenoso finale non può che lasciare l’amaro in bocca.
Sui titoli di coda (sarcasticamente) Enzo Iannacci canta l’intramontabile Vivere di C. A. Bixio.
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