Per grazia ricevuta di Nino Manfredi – Italia – 1970 – Durata 122’

21 Dicembre 2014 | Di Ignazio Senatore
Per grazia ricevuta  di Nino Manfredi   – Italia – 1970 – Durata 122’
Schede Film e commento critico di Ignazio Senatore
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Benedetto Parisi (Nino Manfredi) è ricoverato in ospedale in seguito di una caduta nel vuoto. Deve essere operato d’urgenza e le sue condizioni sono molto gravi. Flashback. Senza padre e madre, Benedetto vive con la zia ma è un piccolo ribelle, tormentato dai primi turbamenti sessuali. Don Quirino, il parroco del paese, istruisce i bambini ai precetti cattolici e regala ad ognuno di loro l’effige di santo che funge da loro angelo custode. A Benedetto tocca Sant’Eusebio, un martire bruciato dai Turchi, con lo sguardo truce e con tanto di barba. Una domenica Benedetto prende la comunione senza essersi confessato e, roso dai sensi di colpa, si sente soffocare ed allontanatosi di corsa dalla chiesa finisce, accidentalmente, in un dirupo ma non riporta neanche un graffio. In paese si grida al miracolo e Don Quirino organizza una processione per ringraziare Santo Eusebio. In attesa di un segno divino Benedetto cresce con i frati aiutandoli nella gestione del piccolo convento. Ma un’insegnante (Mariangela Melato) di una colonia estiva riattiva le sue antiche voglie e Benedetto compreso di non essere tagliato per la vita monastica si rituffa nel mondo ed incontra Oreste (Lionel Stander) un farmacista anticlericale che lo convince ad assaporare i piaceri della vita. S’innamora di sua figlia Giovanna (Delia Boccardo) e va a convivere con lei. Ma quando scopre che Oreste, in punto di morte, ha accettato l’estrema unzione, Benedetto, smarrito, prova togliersi nuovamente la vita ma anche questa volta è miracolato.

Pellicola che sbancò al botteghino per la simpatia di Manfredi e per un paio di canzoni orecchiabili che fanno da sottofondo musicale alla vicenda. Il film è godibile, soprattutto nella prima parte quando è in scena il piccolo Benedetto descritto come il classico bambino oppresso da un educazione cattolica sessuofobica e castrante, costretto, dopo il presunto miracolo a ripagare il santo rinunciando alla vita, al sesso ed all’amore.  In bilico tra il frenare o il dare via libera alla propria sessualità, ad Oreste confessa: “Io mi sento sempre due, due che stanno sempre a litigare, a fa a cazzotti e mentre loro si menano, io mi stanco ed allora non gliela faccio più.“Il finale, ironico e pungente, lo condanna nuovamente, a dover convivere con gli stessi fantasmi di sempre. David di Donatello 1971 per la migliore regia e David Speciale a Nino Manfredi

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