Pixote – La legge del più debole di Hector Babenco – Brasile – 1980

21 Dicembre 2014 | Di Ignazio Senatore
Pixote – La legge del più debole di Hector Babenco – Brasile – 1980
Schede Film e commento critico di Ignazio Senatore
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 Pixote (Fernando Ramos Da Silva) è uno dei tanti ragazzini di San Paolo del Brasile, costretti a rubare e ad a sfidare la legge per poter sopravvivere. Recluso in un carcere minorile, è vittima della violenza dei secondini e della complice indifferenza del direttore dell’istituto. Fumaca, un giovane detenuto, muore per le percosse ricevute da un poliziotto; la notizia filtra all’esterno ed alcuni giornalisti indagano per scoprire la verità. La direzione copre i colpevoli ed accusa del delitto un altro detenuto, scatenando la ribellione dei reclusi. Nel corso della protesta Pixote evade con Lilica (Jorge Julião) e Dito (Gilberto Moura) e, ben presto, i tre mettono su una baby- gang che imperversa in città. Dopo aver spacciato e sniffato coca, diventano i protettori di Suelì (Marilia Pêra) una prostituta più sconfitta e disperata di loro. Lilica e Dito periscono tragicamente e Pixote uccide Deborah, una ballerina che voleva truffarlo.

“La missione del cinema è quella di dirigere i nostri occhi verso gli aspetti del mondo per i quali ancora non avevamo ancora avuto sguardi.” affermava il noto regista Erich Rohmer. Ci sono sguardi che preferivamo non vedere mai sullo schermo come quelli dimessi, feriti e sconsolati del piccolo protagonista. Il film, toccante e senza speranza, é diretto con tocco realistico ed anche se Babenco lascia fuori campo le scene dei bambini che si prostituiscono per qualche spicciolo o che sono abusati da adulti senza scrupoli, impietosamente, li mostra mentre sniffano cocaina e si aggirano spaesati e smarriti nelle poverissime favelas brasiliane. Il talentuoso regista argentino divide il film in due parti; la prima nel fatiscente e spoglio carcere brasiliano, teatro di percosse, violenze e soprusi degli adulti ai danni dei giovani carcerati e nella seconda popolosa e caotica San Paolo. Senza pietismi e commiserazione Babenco mostra questi bambini precocemente adultizzati che, con sprezzo del pericolo, affrontano adulti violenti e corrotti, frequentano ambienti malsani popolati da prostituite e malavitosi e si macchiano di feroci delitti, senza mostrare neppure un minimo cedimento emotivo. Il regista impagina pagine di grande poesia; su tutte quando la materna Suelì, per contenere la sofferenza di Pixote (appellativo di “magrolino” in argentino) va incontro alle sue richieste regressive e l’allatta al seno. Tratto dal romanzo Infancia dos Mortos di José Louzeiro.

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